Piccoli Sentieri

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Se ti senti un po' depresso vai in montagna un po' più spesso!

sabato 15 maggio 2021

ALI SPEZZATE

MONTE COREGNA - APPENNINO LIGURE


Era il 27 gennaio 1979 quando il Piper PA-28, codice I-GENN 27, per cause mai accertate, precipitò su un fianco del Monte Coregna. Nel terribile schianto persero la vita il proprietario del veicolo, Rizieri Valgiusti, ed il suo secondo pilota.


Non sapevo di questo triste evento cos'ì come non sapevo che i resti giacciono ancora sul fianco della montagna, per cui approfittando della bella giornata, ho deciso di fare la mia prima uscita con gli scarponi ai piedi del 2021 per andare a visitare il luogo della tragedia.


Data escursione: 28/02/2021

Punto di partenza e arrivo escursione: Fabiano Basso - La Spezia


Tracciato dell'escursione

Grafico delle quote e delle velocità

L'escursione su Google Earth


(tutte le immagini possono essere ingrandite cliccando sulla miniatura)

Itinerario: ho mosso solo pochi passi e, mentre armeggio con il mio bastone da escursione, mi perdo già ad osservare, da una posizione leggermente sopraelevata, la prima vista panoramica di questo cammino: la città e l'arsenale militare in primo piano, le  cime innevate degli Appennini sullo sullo sfondo. Sono così preso da questa immagine che non mi avvedo di aver superato l'innesto del sentiero CAI 527 che si presenta seminascosto sulla destra del tratto di strada asfalta che sto percorrendo. 



Sono un pò arrugginito, ma per fortuna mi accorgo quasi subito dell'errore e, tornato sui miei passi, eccomi finalmente sul sentiero, una bella scalinata che si snoda tra le numerose abitazioni della periferia della città.

Il primo tratto del 527
Salgo con calma, senza fretta. Mi faccio prendere dai numerosi e fastidiosi rumori che provengono dalla città, mentre con la mente comincio a vagare cercando di ricordare qualche bella escursione del passato. Ho già percorso circa metà scalinata quando, improvviso come un fulmine, mi viene in mente che ho dimenticato le chiavi dello scooter attaccate al blocchetto di accensione. Sono decisamente arrugginito!
Valuto per un attimo il da farsi, ma poi decido di scendere per andare a prendere le chiavi.


Come detto, il primo tratto del 527 (per la toponomastica trattasi di Via Antonio Marani) è una lunga scalinata di circa 750 metri che in una ventina di minuti di passo tranquillo mi fa guadagnare 140 metri di quota, al termine della quale mi ritrovo su Via delle Cinque Terre che qui a Spezia chiamano "la panoramica". Continuo ora percorrendo un breve tratto della via per poi deviare decisamente a sinistra, sempre seguendo i segnavia del CAI. Affronto una breve ma ripida scalinata e quindi, dopo una sequenza di deviazioni a destra e a sinistra, individuo oltre i minacciosi cartelli che delimitano una proprietà privata, i familiari segnavia bianco/rossi del 527. 

Il sentiero si trova sulla destra subito dopo il cartello di divieto

Ignoro i cartelli di divieto e continuo a salire, a tratti su sentiero a tratti su asfalto. Di tanto in tanto mi volto a guardare il bellissimo panorama che spazia dalla città fino alle lontane vette delle Alpi Apuane e dell'Appennino Tosco-Emiliano, ancora coperte dalla neve.




Giunto nei pressi di una piccolissima chiesa in località Coregna-San Rocco, mi ritrovo ad un importante crocevia. Il 527 infatti prosegue nel suo percorso verso Campiglia mantenendosi sulla sinistra, mentre sulla destra si stacca il 526 che sale sulla cima del Monte Coregna per poi sfociare sull'AVG nei pressi di Campiglia. Lasciato il crocevia è il momento di porre attenzione dove si posano gli scarponi perché poco più avanti, nascosto da un grande cancello, il 526 devia decisamente a sinistra. 

Finalmente ho lasciato alle spalle l'asfalto, ed inizio ad addentrarmi nel bosco percorrendo un bel sentiero.

Secondo la carta elettronica installata sul mio telefono, devo fare attenzione perché tra poche centinaia di metri dovrò abbandonare il 526 per una vecchia traccia di sentiero forse non più in uso. 
Probabilmente supero il sentiero segnato sulla carta, fatto sta che ad un tratto vedo a sinistra una bella traccia, non marcata da alcun segno, che sembra facile da seguire. Decido di prenderla e mi incammino con attenzione nella speranza che non si perda poco più avanti.

La traccia di sentiero che si stacca da 526 in corrispondenza di un segnavia

Cammino abbastanza agevolmente fino a che non scorgo, sulla sinistra, un edificio all'apparenza semi abbandonato. Non conoscendo il punto esatto dove è avvenuto l'incidente mi guardo intorno con attenzione e così facendo scorgo sulla destra alcuni alberi segnati con delle vistose pennellate di vernice rossa. Decido di andare a dare un'occhiata, magari quelle pennellate rosse segnalano proprio il punto dove è avvenuta la tragedia.

C'è voluto poco per capire che mi ero sbagliato, per cui ritorno sui miei passi e riprendo a camminare sulla traccia. Ed è a questo punto che, forse per distrazione, mi ritrovo improvvisamente a vagabondare per il bosco. Credendo di essere ancora sulla giusta via, inizio a girovagare in cerca di un passaggio tra i rovi senza però trovare una via di uscita. Abbastanza scoraggiato sto iniziando a pensare che quell'anelito di sentiero fin qui percorso è stato coperto dalla vegetazione e che, forse, è il caso di tornare verso l'abitato di San Rocco; ma non mi do per vinto e con tenacia mi spingo in avanti con attenzione fino a che fortunatamente, scorgo nuovamente la mia bella traccia che si insinua nella giusta direzione di marcia.

Superata la piccola impasse continuo a camminare per qualche decina di metri nello stretto corridoio lasciato dai rovi fino a quando, finalmente, il sentiero si allarga e noto dei segni giallo-rossi. Percorro ancora circa 200 metri di questo bel sentiero fino a ritrovarmi su una larga mulattiera che, in realtà visti i segni che ancora restano sul terreno, capisco essere una probabile vecchia via di lizza. Infatti controllando la carta, vedo che non a caso questo sentiero porta dritto dritto ad una delle tante cave di Portoro che costellano i modesti rilievi dello spezzino. 



Il Portoro o Marmo di Portovenere è una pregiata varietà di marmo nero proveniente dalla zona occidentale del Golfo della Spezia.
Il suo aspetto, molto decorativo, è di colore nero intenso e brillante con venature dorate.

Geologicamente si tratta di un calcare con venature carbonatiche a limonite formatosi in un ambiente marino calmo, profondo, poco ossigenato e ricco di sostanza organica. Il colore nero si deve proprio alla ricchezza di sostanza organica mentre le striature dorate alla dolomitizzazione parziale della sostanza organica che si è ossidata.

Il nome Portoro deriva dalla traduzione in italiano del termine francese porte d'or ("porta oro") con il quale veniva chiamato durante la dominazione francese. In origine veniva chiamato "misto giallo e nero", in seguito venne denominato "Giada di Portovenere". In inglese questa varietà di marmo è conosciuta come black and gold (nero e oro). (fonte Wikipedia)

Pochi passi in salita sulla lizza ed ecco che, proprio di fronte ad un vecchio rudere, vedo staccarsi sulla sinistra un sentiero appena accennato, nessun segnavia del CAI, nessuna indicazione di sorta. Consulto il telefono, la carta elettronica riporta l'effettiva presenza di un sentiero non marcato che, tagliando la vetta della montagna, mi ricondurrebbe verso il sentiero 527. Poco lontano l'abbaiare di una cane sembra confortare l'idea di avviarmi lungo l'anonimo  sentiero. 

Proprio di fronte a questo rudere si stacca il sentiero che conduce ai resti del Piper


Mi decido, imbocco la nuova via ma non percorro neanche cento metri di cammino che, improvvisamente tra gli alberi, mi si parano davanti i resti del Piper precipitato.

Il luogo è banale e lo si potrebbe tranquillamente catalogare come insignificante se non fosse per quell'ammasso di lamiere contorte che, come virgole disposte sul testo di una pagina del libro della Storia, punteggiano le poche righe del racconto di questa tragedia. 

Mi concedo una buona mezz'ora di sosta che trascorro a scattare fotografie con la mente rivolta a quei due poveri disgraziati aviatori. Li immagino terrorizzati su quel piccolo aereo traballante che perde velocemente quota, mentre il fianco della montagna si avvicina inesorabile. 
Attimi di puro terrore che sicuramente hanno preceduto il tragico schianto.


Ripreso infine il cammino affronto l'ultimo tratto di salita della giornata e quindi percorro in discesa circa 500 metri di un sentiero che nel frattempo è diventato una larga e comoda mulattiera, fino a che non incrocio il sentiero 527 che unisce Fabiano con Campiglia. Decisa svolta a sinistra quindi in direzione Fabiano, sul 527 che nel primo tratto è in forte discesa.

Se la salita è faticosa, la discesa è dolorosa. Negli anni ho imparato a valutare il mio stato di forma fisica nei sentieri in discesa: più questa è dolorosa meno sono allenato. 
Ed ora è molto dolorosa.

Fortunatamente devo soffrire solo per 500 metri, poi più o meno il 527 spiana, con dei brevi tratti in leggera discesa intervallati da brevi tratti in leggera salita. Questo sentiero lo conosco per via di una escursione fatta qualche anno fa' e so che in diversi punti concede delle bellissime viste panoramiche sul Golfo dei Poeti e sulle Alpi Apuane.




Sono finalmente giunto di nuovo alla piccola chiesetta. Non mi rimane che affrontare il percorso a ritroso fino a discendere la scalinata che mi riporterà al punto di partenza. 
Ancora un pò di sofferenza per le mie ginocchia, ma ne è valsa la pena.


Principali dati dell'escursione:
Quota massima: 342 m
Dislivello positivo accumulato: 393 m
Distanza percorsa: 5.6 km
Tempo totale: 3h
Difficoltà: EE 
Scarica la traccia

Per chi volesse visitare il luogo dell'incidente consiglio di fare il giro al contrario rispetto a quello che ho fatto io, evitando così di arrivare sul luogo dell'incidente attraverso il sentiero non segnato percorso subito dopo aver abbandonato il 526 (è il motivo per il quale giudico questa escursione di difficolta EE). Infatti, ancorché questo sia risultato alla fine ben percorribile, è stato molto facile distrarsi e perdere la giusta via, senza dimenticare che, non essendo soggetto a manutenzione, la vegetazione può prendere il sopravvento e chiuderlo per sempre. Percorrendo a salire il 527 invece questo pericolo è inesistente perché anche il breve tratto non segnato è largo e perfettamente percorribile.

Più in generale questa escursione offre indubbiamente bellissimi tratti panoramici sul Golfo e sulle prospicienti vette appenniniche ancorché una buona parte di essa si svolga in aree densamente popolate e quindi su ampi tratti di sentiero che in realtà sono vie asfaltate.

Benché questa non rientri tra le mie escursioni preferite, è stata comunque l'occasione di trascorre qualche ora con gli scarponi ai piedi dopo una lunghissima, forzata sosta.

Buona montagna a tutti!

Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri, benvenuto nel mio blog.
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7 commenti:

Umberto Cocco ha detto...

Daje Mauro un bel giro con un pensiero agli aviatori che sono deceduti. Buona Strada

Mauro ha detto...

Ciao Umberto, un fortissimo abbraccio sperando di rivederci presto per una bella camminata.

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Ciao Mauro... Mi chiamo Pietro e sono uno dei nipoti di Rizieri Valgiusti, il proprietario del Piper... Io non sono mai potuto andare lì dove mia madre fece mettere la croce, conto però di venire in estate...
Volevo ringraziarti per il tuo reportage...

Mauro ha detto...

Ciao Pietro, grazie per aver visitato il mio piccolo blog.
Se hai bisogno di maggiori informazioni o altro, non esitare a contattarmi. Un saluto

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