Piccoli Sentieri

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martedì 11 luglio 2017

S. Anna di Stazzema

S. ANNA DI STAZZEMA - SUI LUOGHI DELL'ECCIDIO

L'escursione raccontata di seguito è stata l'occasione per visitare uno dei luoghi italiani più tristemente famosi della seconda guerra mondiale dopo la firma dell'armistizio.
Sant'Anna di Stazzema è veramente un luogo simbolo, è il potente faro che mette a nudo l'uomo e le sue più brutali e nefaste azioni; è la dimostrazione viva di quanto egli sia debolmente esposto all'attitudine alla violenza e alla sopraffazione dei propri simili.



Sant'Anna di Stazzema è sovrastata dalle cime del Monte Lieto e del Monte Gabberi. Non lontano dal paese, in località Porta di Farnocchia, alla fine del 1943 nacque la prima formazione partigiana operativa di queste zone i "Cacciatori delle Apuane", guidata da Gino Lombardi e Piero Consani, poi uccisi nella primavera del 1944.
Nella seconda metà del luglio 1944 questa area fu interessata da duri scontri fra l'esercito tedesco e la formazione partigiana Xbis Brigata Garibaldi "Gino Lombardi", nata in questo periodo per coordinare le attività dei diversi gruppi partigiani della zona. Composta da tre compagnie di un centinaio di uomini ciascuna, schierate ad arco sui monti che incorniciano il paese di Sant'Anna e si affacciano sul territorio dello Stazzemese (ad est alle falde del Gabberi e nei pressi di Farnocchia, a nord-ovest sul Monte Lieto e ad ovest sul Monte Ornato), la formazione operava in una posizione strategica per controllare i movimenti tedeschi, sia verso il litorale che nell'interno.

Per i comandi tedeschi il controllo di questa area, prossima al litorale e al tracciato della Linea Gotica, era di primaria importanza strategica nella previsione dell'avanzata e dell'arrivo degli Alleati. La pressione sui partigiani era quindi destinata ad aumentare. La formazione partigiana entrò in crisi tra la fine di luglio e l'inizio di agosto, sottoposta ad una serie di duri attacchi da parte delle truppe germaniche. La maggior parte dei partigiani si spostò nel Lucese, in direzione di Lucca, e nel corso delle settimane successive si assisté alla nascita di alcuni gruppi meno consistenti: la "Balestri", la "Garosi", la "Ceragioli". Solo la brigata "Bandelloni" continuò ad operare nei presi si Sant'Anna di Stazzema, alla Foce di San Rocchino e sul Monte Gabberi.

L'8 agosto i tedeschi attaccarono i partigiani della "Bandelloni" rimasti sul Gabberi nello scontro persero la vita due partigiani, Cristina Ardemanni e Paris Ancillotti, mentre altri quattro furono catturati e poi giustiziati. Farnocchia - deserta dopo lo sfollamento avvenuto nei giorni precedenti - venne data alle fiamme.

Alle prime luci dell'alba del 12 agosto 1944 passarono dalla Foce di Compito alcune delle squadre del II Battaglione del 35° Reggimento della XVI Divisione corazzata "Reichsführer-SS" dirette a Sant'Anna per compiere una strage.
Provenienti da Rousina, i soldati coordinarono l'attacco con le altre colonne impiegate nell'accerchiamento, sparando in aria dei segnali luminosi, e arrivarono in paese costeggiando la frazione di Bambini, dove non si verificarono uccisioni né incendi di abitazioni. Alcuni superstiti raccontano di aver sentito dei militari dialogare tra loro in italiano: assieme ai tedeschi erano presenti sul luogo del massacro anche fascisti collaborazionisti, che avevano fatto da guida lungo i sentieri, e volontari italiani arruolati nelle SS. La colonna si unì poi a quella preveniente da Farnocchia, dividendosi successivamente in piccoli gruppi di 7-15 soldati che, scendendo dall'altro, rastrellarono le persone per poi ucciderle nelle abitazioni o sulla piazza della chiesa. 
Al termine della strage, i soldati proseguirono poi verso il piano, diretti a Valdicastello Carducci, dove avrebbero rastrellato tutto il paese uccidendo alcune altre persone.

Alla Foce di Compito fu sepolto Emanuele Bottari, un fascista ucciso dai partigiani il 24 giugno 1944. Quattro giorni dopo i resti furono traslati nel cimitero del paese dalla madre, Alfonsina Timpani, assieme alle figlie e ad un conoscente, Egisto Bottari, l'unico che si rese disponibile a dare una mano. Questo episodio ha generato la tesi - errata - che la strage di Sant'Anna sia stata scatenata dai soldati tedeschi, spinti da alcuni fascisti, per vendicare questa esecuzione.
(testo ripreso dal cartello informativo posto alla Foce di Compito)

Nella tragica notte del 12 agosto del 1944, 560 civili furono indiscriminatamente passati per le armi. I militari tedeschi non ebbero alcuna pietà nemmeno per i numerosi bambini, che subirono lo stesso tragico destino dei loro genitori. Tra tutti i nomi dei bambini massacrati quella notte, spicca dolorosamente quello di LIA ANTONUCCI, vissuta solo 20 giorni.

E' sufficiente il solo nome di Lia, malgrado il pauroso elenco dei martiri di quella notte illune, per comprendere le debolezze del genere umano. Al di là di tutto, al di là delle fazioni, dei partiti, dei fascisti, dei partigiani, del nero e del rosso, delle "esigenze di guerra" di tutti i contendenti, ai fiumi di parole spesi a favore dell'uno o dell'altro fronte, resta questo unico incontrovertibile fatto: una bimba di soli 20 giorni, insieme a tanti altri innocenti di poco più grandi, è stata sacrificata sull'altare della ferocia umana.

A fronte di questo dramma non hanno per me alcun valore le giustificazioni addotte dall'una e dall'altra parte, quali che siano state le azioni e i motivi che hanno portato a questa vergognosa strage. E' chiaro che se l'uomo avesse seppellito per sempre la parte più oscura del proprio animo, non ci sarebbe stato alcun eccidio e l'umanità non si sarebbe macchiata di questa inumana barbarie; dopo aver guardato negli occhi quella povera gente e aver ascoltato il disperato pianto dei bambini inermi, egli sarebbe stato senz'altro capace di fermarsi per tempo, sarebbe stato capace di togliere il dito dal grilletto e di sollevare le canne dei fucili al cielo.
Ma così non fu'!



Mi ha molto colpito la sobrietà con cui a Sant'Anna viene ricordata la strage. Il Monumento Ossario, con il suo lungo elenco di vite spezzate, dovrebbe essere visitato da ogni italiano almeno una volta nella vita. E' un luogo che ti spinge alla riflessione, a rivedere e rivalutare le difficoltà dei nostri giorni.

Lungo tutto il percorso dell'escursione ho meditato a lungo sul massacro e sulle responsabilità che oggi ci attendono, perché quello che è accaduto nel passato può ancora accadere. La brutalità dell'eccidio di Sant'Anna, secondo il mio modestissimo parere, è il frutto amaro delle scelte fatte da uomini in risposta a momenti storici eccezionali. Oggi è nostro dovere e responsabilità vigilare con attenzione sulle risposte che vorremo dare agli eventi che bussano insistentemente alle nostre porte perché, purtroppo, siamo chiamati ancora una volta a fare delle scelte, a prendere delle decisioni che, se non attentamente ponderate e metabolizzate, potrebbero di nuovo portare il nostro popolo, come nel passato, a subire e perpetrare la violenza più sfrenata. 
Perché la parte più buia dell'animo umano, malgrado tutte le utopie, non è stata ancora vinta!

in basso a sinistra la chiesa di S. Anna di Stazzema - in alto sulla collina il Monumento Ossario
Il Parco Nazionale della Pace: in basso a sinistra la chiesa di S. Anna di Stazzema - in alto sulla collina il Monumento Ossario

L'ESCURSIONE

Anello Sant'Anna di Stazzema - Monte Lieto - Farnocchia


Data escursione: 06 luglio 20017

Trasferimento: da La Spezia a Sant'Anna di Stazzema. Da La Spezia si prende l'autostrada A12/E80 direzione Livorno e si esce al casello Versilia dirigendo per Pietrasanta, quindi si procede per circa 10 Km sulla strada panoramica SR439 in direzione Monteggiori - La Culla.
Il paese di Sant’Anna, frazione del comune di Stazzema (Lucca) si trova sulle estreme propaggini meridionali delle Alpi Apuane, a 660 mt. sul livello del mare.
Sant’Anna è raggiungibile anche attraverso antiche mulattiere, facenti parte della vecchia via Francigena, da Farnocchia, da Capriglia-Capezzano e da Valdicastello.

Punto di partenza e arrivo escursione: Sant'Anna di Stazzema
(tutte le immagini si possono ingrandire cliccandoci sopra)



Mappa dell'escursione
Grafico delle quote


Punti di appoggio: sul percorso dell'escursione non sono presenti rifugi. In caso di difficoltà giunti alla Foce di Farnocchia dal sentiero di cresta del Monte Lieto è possibile scendere in venti minuti in località Sennari e quindi a Sant'Anna (sentiero 4 del CAI).

Itinerario: le origini di Sant'Anna risalgono al 1500, quando nacque quale alpeggio del comunello di Farnocchia, utilizzato per la transumanza del bestiame. Si trattava di un piccolo borgo formato da case sparse, abitate prevalentemente da pastori. Sant’Anna ha conservato nel tempo la sua caratteristica di “paese aperto”, costituito non da un unico agglomerato, bensì da vari borghi sparsi disseminati nella vallata dominata dai monti: Gabberi ad est, Lieto a nord, Rocca e Ornato ad ovest.

I borghi, formati da poche case, hanno denominazioni diverse: Case di Berna, Sennari, Fabbiani, Colle, Moco, Bambini, Vaccareccia, Argentiera di sopra e di sotto, Monte Ornato, Valle Cava, Vinci, Franchi, Pero, La Chiesa, Merli, Coletti e Molini. Al centro del paese è situata la piccola chiesa, intitolata a Sant’Anna, risalente al XVI sec, che fu testimone dell'efferata strage.



Anticamente Sant’Anna viveva prevalentemente di agricoltura e di pastorizia. Dalla mucca si ricavava il latte, dalle pecore il formaggio, dal maiale gli insaccati e dagli animali da cortile uova e carne. La ricchezza principale era data dal castagneto, dal quale si ricavava la farina di castagne che rappresentava il cibo più importante per l’alimentazione quotidiana, e dal bosco ceduo, da cui si ricavava il carbone , utilizzato come combustibile e come merce di scambio con gli abitanti della piana della Versilia dai quali si prendeva il sale. Dai piccoli appezzamenti di terreno si ricavava il frumento, le patate, i fagioli e le verdure.

La nostra escursione inizia proprio di fronte alla piazzetta della chiesa dove si stacca il sentiero lastricato della Via Crucis che conduce sulla sommità del Col di Cava ove riposano i poveri resti delle vittime dell'eccidio.
Lungo i 600 metri della Via Crucis sono disposte formelle di bronzo, realizzate da insigni artisti, che collegano il Calvario di Cristo all’eccidio e, simbolicamente, le 560 vittime del 12 agosto 1944 ad ogni altro martire, della guerra e della violenza, di ogni luogo e di ogni tempo.


Il Sacrario di Sant'Anna di Stazzema, chiamato anche Monumento Ossario, raccoglie i resti delle vittime del massacro del 12 agosto 1944. Sulla base di un progetto dell'architetto Tito Salvatori, vincitore di un concorso di idee indetto dal Comune di Stazzema, fu realizzato dalla ditta Salvatori di Strettoia, con la partecipazione di molti abitanti del paese, e inaugurato il 12 agosto 1948, nel quarto anniversario della strage.
La collocazione sul Colle di Cava fu decisa dalla comunità di Sant'Anna: un luogo sopraelevato, visibile da tutta la Versilia, terra martire, a ricredo della strage del 12 agosto 1948, in cui furono uccise oltre 500 persone.
L'Ossario è costituito da una torre in pietra a faccia vista alta dodici metri, sorretta da quattro arcate. Tutt'intorno al Sacrario ci sono i loculi in cui riposano coloro che sono stati riconosciuti dalle famiglie; gli altri, resi irriconoscibili dal fuoco che quel 12 agosto a Sant'Anna distrusse tutto, giacciono nella camera all'interno del basamento. Sul retro, una grande lapide riporta l'elenco, incompleto, delle vittime di cui è stata accertata l'identità.

Nelle settimane precedenti l'inaugurazione, con una mesta cerimonia cui partecipò tutto il paese, vennero traslate sul Colle Cava tutte le salme inumate sino a quel momento in fosse comuni o sepolture provvisorie nei vari borghi del paese. Il giorno dell'inaugurazione, invece, fu trasportata simbolicamente una sola salma, di un ignoto, deposta al centro dell'Ossario: era il corpo di un bambino che aveva attorno ai 10 anni di età, ucciso lungo il sentiero che dalla località Fornace conduce alla località Molini di Sant'Anna e che non era mai stato identificato.
Il monumento offrì alla comunità martire un luogo adatto a raccogliere le spoglie delle vittime e su cui onorare la loro memoria. Nel 1971 è stato collocato sotto le arcate un gruppo scultoreo rappresentante una giovane madre caduta sotto il fuoco nazista, realizzato dallo scultore Vincenzo Gasperetti.

Il "Campo della Memoria" opera dello scultore tedesco Gunter Heilfurth
Il "Campo della Memoria" opera dello scultore tedesco Gunter Heilfurth
Il "Campo della Memoria" opera dello scultore tedesco Gunter Heilfurth
Il "Campo della Memoria" opera dello scultore tedesco Gunter Heilfurth
Il "Monumento Ossario" di Sant'Anna di Stazzema
Il "Monumento Ossario" di Sant'Anna di Stazzema
Il "Monumento Ossario" di Sant'Anna di Stazzema
L'opera dello scultore Vincenzo Gasperetti
L'opera dello scultore Vincenzo Gasperetti
Le vittime dell'eccidio
L'opera dello scultore Vincenzo Gasperetti
Le vittime dell'eccidio
Il "Monumento Ossario" di Sant'Anna di Stazzema
Il "Monumento Ossario" di Sant'Anna di Stazzema

Lasciato alle spalle il Col di Cava, si prosegue per circa 300 metri su asfalto diretti verso località Colle Campacci raggiunta la quale, sulla sinistra, si stacca il sentiero che conduce in località Valleripe e successivamente in località Focetta. Da località Focetta si percorre a sinistra il sentiero 3 del CAI in direzione delle località Bernabò e Argentiera.
Argentiera, come facilmente si intuisce dal nome, è una zona mineraria attiva dal Medioevo fino al 1960 dal quale si estraeva argento, piombo, ferro, zinco, pirite, barite e ossidi di ferro.
Dell'insediamento sono rimasti le antiche gallerie medioevali scavate a scalpello e alcuni manufatti.

Lasciata la zona delle miniere si prosegue sul sentiero nr. 3 fino a località Colle Zuffoni. Ampi tratti  panoramici si aprono ripetutamente sull'affollato litorale costiero toscano, dal lago di Massaciuccoli fino alla riviera di Forte dei Marmi. Una giornata eccezionalmente limpida ci ha regalato la vista delle isole GorgonaCapraiaElba e Corsica.



Il facile e panoramico sentiero che conduce al Colle Zuffoni
Il facile e panoramico sentiero che conduce al Colle Zuffoni

Poco prima di giungere a Colle Zuffoni, sulla sinistra poco più in basso rispetto al sentiero, è possibile rifornirsi di acqua fresca (la sorgente è indicata da un piccolo cartello). Giunti a Colle Zuffoni (quota 760 mt circa), proprio in corrispondenza dell'innesto con il sentiero 3a, troviamo l'edicola dedicata alla Vergine Maria eretta nel 1997 a ricordo delle vittime dell'alluvione del 1996 (l'immagine sacra della Madonna dello Zuffone, opera dello scultore Lido Bovecchi, venne ritrovata tra i fanghi del fiume Versilia). E' anche presente una bella area attrezzata con barbecue e tavoli di libero uso.

Madonna dello Zuffone

Il sentiero 3a inizia con una bella salita di circa 600 metri di lunghezza che dai piedi del Monte Ornato, ci porta sul versante ovest del Monte Rocca in direzione Foce di Compito. La salita è impegnativa ma il sentiero rimane largo e percorribile senza difficoltà di rilievo. Finalmente, a quota 870 mt, la salita termina proprio in corrispondenza di un vecchio edificio e una teleferica utilizzata per lo spostamento di materiali da valle verso monte. Approfittiamo di un bel panorama per concederci due minuti di riposo, prima di ripartire in direzione Foce di Compito. A poco più di 500 metri dalla Foce, sulla sinistra, una piccola croce in ferro battuto segnala un'altro punto panoramico sulla riviera toscana.

Giunti finalmente a Foce di Compito (sul segnavia indicato anche come Foce di Sant'Anna), proseguiamo sul sentiero 3 del CAI. Dopo pochi minuti di cammino troviamo sulla destra una bella palestra di roccia dove quest'oggi un gruppo di ragazze si stanno impegnando nel superamento di alcune delle numerose vie attrezzate. Superata la palestra, dopo circa 100 metri, ci si ritrova al cospetto di una spettacolare finestra panoramica che si affaccia su Forte dei Marmi, Massa, Marina di Carrara, sull'Isola del Tino e della Palmaria e su Punta Bianca: qualche minuto di sosta è d'obbligo per godere appieno di contanta bellezza e per scattare le necessarie fotografie.



 Lasciamo la terrazza panoramica e proseguiamo fino ad incocciare, sulla destra, il sentiero che ci condurrà sulla vetta del Monte Lieto, a 1016 metri di quota.
Ora il sentiero si fa' più impegnativo, sia per il dislivello sia per le difficoltà tecniche. Niente di insuperabile, sia chiaro, ma comunque un sentiero da percorrere con attenzione a causa del fondo sconnesso e della vegetazione che tende a nasconderlo. Complice il caldo la salita sul Lieto si fa' sentire tanto da indurci ad alcune brevi soste non programmate. Dopo aver raggiunto la vetta del Lieto ed aver affrontato l'altrettanto impegnativa discesa, giungiamo finalmente alla Foce di Farnocchia (873 metri di quota), dove le difficoltà terminano come d'incanto.
Foce di Farnocchia
Foce di Farnocchia

La Foce di Farnocchia si trova tra il Monte Lieto e il Monte Gabberi, e collega il paese di Farnocchia con Sant'Anna di Stazzema, nei pressi del borgo di Sennari. Non distante da qui, in località Porta di Farnocchia, alla fine del 1943 nacque la prima formazione partigiana operativa in queste zone, i "Cacciatori delle Apuane", guidata da Gino Lombardi e Piero Consani (poi uccisi nella primavera del '44).
La nascita della Brigata coincise con la crescita dell'attivismo partigiano in Versilia.
La guerriglia ostacolava i rifornimenti e i movimenti delle truppe, sabotava strade e vie di comunicazione, rallentava le operazioni di costruzione e rafforzamento della Linea Gotica. 
Diversi militari - alsaziani, austriaci, tedeschi - scelsero la diserzione: alcuni si sarebbero poi rivelati elementi ambigui e altri vere e proprie spie. Con il passare dei giorni, i tedeschi si convinsero della necessità di risolvere una volta per tutte la "questione partigiana" nella zona delle Alpi Apuane e della Media e Alta Versilia, un'area prossima al litorale e al tracciato della gotica che aveva una primaria importanza  strategica nella previsione dell'avanzata e dell'arrivo degli Alleati. Gli ordini ricevuti dai Comandi a partire dal mese di giugno erano chiari: i raparti sul campo avevano "carta bianca" ed erano legittimati ad usare la violenza anche contro i civili come strumenti della "lotta partigiana".
Tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto gli scontri tra tedeschi e partigiani divennero più frequenti. All'alba del 22 luglio i soldati del Reich, armati di mortai e cannoncini, attaccarono una prima volta la formazione partigiana. Lo scontro durò diverse ore. Sempre in quella giornata i tedeschi rastrellarono Pontestazzemese per reperire manodopera. Il 23 luglio un gruppetto di quattro sodati attraversò Stazzema sparando dei colpi a scopo intimidatorio.
Il 24 luglio, sempre a Stazzema, un gruppo di partigiani uccise un soldato tedesco e ne ferì un altro. Il 29 luglio una pattuglia mandata in ispezione verso il Monte Ornato fece prigionieri due partigiani, che furono poi liberati dai loro compagni. Lo stesso giorno altri militari arrivarono a Farnocchia per cercare i partigiani. Sospettato di aver direzionato i militari nella zona, il disertore tedesco Rolland, unitosi da poco agli uomini della "Gino Lombardi", venne giustiziato.
Il 30 luglio i tedeschi attaccarono le posizioni dei partigiani in due direzioni: nei pressi del paese di La Culla e in direzione di Monte Ornato. Sempre il 30 una decina di militari raggiunse Farnocchia, attorno alle 15, ordinando a tutti gli abitanti di abbandonare il paese entro le 17. Per intercessione del pievano del paese don Innocenzo Lazzeri, ucciso poi a Sant'Anna di Stazzema il 12 agosto, i tedeschi concessero al paese una proroga fino al giorno seguente. La popolazione cominciò ad evacuare. Bruno Antonucci, ex tenente di vascello, combattente nella formazione di Gino Lombardi, eletto sindaco dopo la liberazione per ben tre volte, ha scritto: "era domenica e non avevamo più un minuto da perdere. Io stesso mi accanii con quello che guidava la formazione dicendogli che i suoi uomini dovevano evitare di scontrarsi con i tedeschi. Io e don Innocenzo ordinammo alla gente di mettersi in salvo. Migliaia di persone uscirono di casa, cariche di quanto potevano portare in spalla e con vecchi, ammalati e bambini presero il via verso i boschi, alla Culla e Valdicastello". 
La popolazione evitò così la reazione tedesca.
Il giorno seguente infatti i militari risalirono a Farnocchia, passando da Mulina di Stazzema, dove si scontrarono con i partigiani. Nello scontro persero la vita quattro soldati tedeschi. Altri cinque, feriti, vennero accolti e assistiti da don Fiore Menguzzo, parroco di Mulina, ucciso il 12 agosto dagli uomini di una colonna della XVI Divisione corazzata "Reichsführer-SS" diretta a Sant'Anna di Stazzema
La "Gino Lombardi" entrò in crisi. La maggior parte dei patrioti si spostò nel Lucese, in direzione di Lucca, e nel corso delle settimane successive si assisté alla nascita di alcuni gruppi meno consistenti. Solo la Brigata "Bandelloni" continuò ad operare nei pressi di Sant'Anna di Stazzema, alla Foce di San Rocchino e sul Monte Gabberi.
L'8 agosto due uomini vennero fucilati a Mulina. I partigiani furono attaccati con armi pesanti lungo il versante nord-ovest del Gabberi, nella zona che guarda proprio il paese di Farnocchia, ormai deserto, e in località "La Mandria". Proprio nei pressi di Farnocchia i tedeschi incontrarono la resistenza dei partigiani. Nel conflitto persero la vita i  partigiani Cristina Ardemanni e Paris Ancillotti; altri quattro furono catturati e successivamente giustiziati. Il paese venne dato alle fiamme.
La mattina del 12 agosto 1944, attorno alle 7 transitarono dalla Foce di Farnocchia un centinaio di soldati tedeschi del II Battaglione del 35° Reggimento della XVI Divisione corazzata "Reichsführer-SS" provenienti da Mulina di Stazzema (dove avevano da poco ucciso il parroco don Fiore Menguzzo e i suoi familiari) e diretti a Sant'Anna di Stazzema per compiere la strage.
Giunti alla Foce, i militari spararono in aria alcuni razzi luminosi, di diverso colore (uno celeste e uno arancione), che destarono stupore e sgomento tra la popolazione: erano i segnali che le squadre di SS si scambiavano per coordinare l'attacco e l'accerchiamento del paese. Quindi puntarono direttamente su Sennari, senza raggiungere le Case di Berna (la frazione più a est di Sant'Anna), rastrellando molte persone, alcune delle quali vennero uccise sulla piazza della chiesa. Come raccontano diversi superstiti, alcuni soldati avevano il volto coperto da una retina e parlavano italiano. erano italiani, fascisti collaborazionisti o volontari arruolati nella Reichsführer-SS.

La lunga discesa verso l'abitato di Farnocchia è caratterizzata da un ampio sentiero costellato di tornanti. A distanze più o meno regolari si incontrano le classiche costruzioni in sasso utilizzate in passato dai viandanti per ripararsi in caso di cattivo tempo.

Farnocchia è un piccolo paese, che si affaccia sulle Apuane Meridionali. La sua chiesa, dedicata a San Michele, risale al 798 d.C. e compare in un documento dell'Archivio Arcivescovile di Lucca. Nel 1018 e nell'anno seguente, il luogo si trova ricordato con il nome di "Farnucle" e di "Farnaccle" tra le ville dipendenti dalla Pieve di Santa Felicita di Valdicastello. La chiesa primitiva, ad una
navata, fu ampliata nel 1721 e nel 1839. L'edificio è, attualmente, a tre navate, quattro campate con transetto, coro poligonale e copertura a spioventi. Restano a testimonianza della costruzione originaria, bozze scolpite e iscrizioni nella facciata. All'interno notevoli gli altari di epoca barocca, con tele dell'epoca, bassorilievi in marmo (XVIII Secolo) e una pregevole scultura lignea di Roberto Cipriani, artista locale (1871).


Farnocchia vista dalla Foce
Farnocchia vista dalla Foce

Vista sul gruppo delle Panie e sul Monte Forato
Vista sul gruppo delle Panie e sul Monte Forato

Il Monte Forato
Il Monte Forato

Chiesa di S. Michele a Farnocchia

Notevole la vista che si gode dal piazzale della chiesa di San Michele sul gruppo delle Panie e sul Monte Forato perfettamente visibile.

E' ora di lasciare Farnocchia ma, prima di incamminarci, è opportuno rifornirci di carburante approfittando della fresca fontanella di acqua potabile posta all'ingresso del piazzale della chiesa.

Innesto sentiero 3
Dopo esserci dissetati ci incamminiamo ripercorrendo per un breve tratto il sentiero 4 fino ad incrociare sulla destra il sentiero 3 in direzione Foce di Compito. Ora il sentiero corre in un bosco di castagni con continui saliscendi e salite anche impegnative ma rimane di facile percorribilità e senza ostacoli di sorta. Giunti finalmente alla Foce, siamo quasi al termine della nostra bella escursione. Infatti non ci resta che scendere verso Sant'Anna ma non prima di effettuare un'ultima sosta in un altro luogo testimone delle atrocità del '44: il borgo di Vaccareccia

Una pattuglia di soldati della "Reichsführer-SS" giunse in questa località attorno alle 7 del 12 agosto 1944, iniziando a setacciare le abitazioni e concentrare gli abitanti in una stalla. Più o meno un'ora dopo arrivò qui anche un'altra colonna di militari tedeschi, proveniente da Monte Ornato, portando con sé i civili rastrellati nel borgo dell'Argentiere (dove le abitazioni erano state date alle fiamme).
Tutte queste persone vennero ammassate in due stalle attigue. Dopo pochi minuti le mitragliatrici fecero fuoco sugli innocenti e vennero gettate all'interno diverse bombe a mano. I morti furono 40, forse 50. I loro corpi dati alle fiamme utilizzando paglia e fieno. All'esterno delle stalle vennero rinvenuti gli 11 cadaveri di alcune persone che avevano tentato un'ultima disperata fuga, ma erano state falciate da una mitragliatrice piazzata ai lati delle porte.
In una delle stalle quattro bambini riuscirono miracolosamente a sopravvivere: Milena Bernabò (16 anni), Lina Antonucci (9 anni), Mario Ulivi (5 anni), Mauro Pieri (12 anni). Allo scoppio delle bombe, si ritrovarono sul fondo della stalla; appoggiando un pezzo di tavola al muro, salirono sul pavimento della cucina, al piano superiore, dove rimasero, feriti, fino  quando non uscirono dal tetto. A Milena Bernabò è stata conferita la Medaglia d'Oro al Merito Civile il 12 ottobre 2004.
Un quinto bambino, Ennio Navi (13 anni), fuggì e si nascose dentro un forno per la cottura del pane. I tedeschi lo inseguirono e accesero delle fascine di legna, per bruciarlo vivo. Fortunatamente Ennio entrò in un'intercapedine esterna alla sala di cottura e si salvò.

Mario Marsili (6 anni) si trovava in un'altra stalla, assieme a una ventina di persone. Appena entrato, sua madre Genny lo riparò dietro alla porta e, per evitare che fosse visto, lanciò uno zoccolo contro il tedesco che stava per affacciarsi dentro il locale. Questo, colpito, uccise a raffiche di mitra tutte le persone che si trovavano lì dentro, ma non vide Mario, che si salvò: rimase nascosto fino al pomeriggio nella nicchia della stalla, data poi alle fiamme, in mezzo al fumo e ai corpi carbonizzati. Genny Marsili è rimasta il simbolo delle donne indifese e disarmate uccise quella mattina a Sant'Anna di Stazzema, immortalata in una copertina  del 1945 de "La Domenica degli Italiani": il suo gesto eroico è stato onorato il 3 febbraio 2003 dalla concessione della Medaglia d'Oro al Merito Civile.

Quella mattina le vittime alla Vaccareccia furono oltre 70.




Tutte le informazioni relative ai luoghi e alla storia della strage di Sant'Anna di Stazzema sono riprese da:


Principali dati dell'escursione:
Quota massima: 1.016 m
Dislivello positivo accumulato: 829 m
Distanza percorsa: 13,2 km
Tempo totale: 6h 40'
Difficoltà: EE

Dal punto di vista escursionistico questo percorso è di facile esecuzione. Ad eccezione del sentiero di cresta del Monte Lieto, tutti i sentieri sono di facile percorrenza e abbastanza ben segnati. Inoltre questo percorso, snodandosi praticamente sempre sotto la copertura di freschi boschi, è adatto ad essere effettuato anche nelle afose giornate estive, prestando ovviamente attenzione alle scorte d'acqua (nelle stagioni particolarmente secche, l'unico approvvigionamento sicuro potrebbe essere la fontanella di Farnocchia).
Avrebbe meritato una visita il Museo Storico della Resistenza, ma purtroppo al nostro passaggio lo stesso era ancora chiuso, malgrado le indicazioni del cartello degli orari esposto all'ingresso ne indicasse l'apertura.

Buona montagna a tutti!
Scarica la traccia GPS dell'escursione

Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri.
Benvenuto nel mio blog.
Se hai gradito questo racconto aiutami a diffonderlo lasciando un commento nell'apposito spazio e condividendolo nella tua rete di contatti social.
Grazie!

3 commenti:

Cipputi ha detto...

Ancora più interessante del giro è l'inquadramento storico. Complimenti!

Mauro ha detto...

Ti ringrazio. In effetti l'escursione offre moltissimo sotto il profilo emozionale. Come ho scritto, questi luoghi dovrebbero essere meta di ogni italiano al grido di "meditate gente meditate". Un saluto.

Unknown ha detto...

Bella e accurata la descrizione che denota amore per il territorio e sete di conoscenza, doti indispensabili per un buon divulgatore. La lettura di queste pagine invogliano ad andare a vedere di persona e quindi hai proprio fatto "centro"! Complimenti!

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