Anello La Spezia - Monte Santa Croce - Monte Coderone - La Spezia
Avevo pianificato da tempo l'escursione per visitare ciò che resta della batteria del Monte S. Croce e della Rocca di Coderone e l'ultimo giorno del 2021 è stata l'occasione perfetta, complice una bella giornata di sole. Una salutare camminata leggermente viziata da un errore di pianificazione che vi racconterò più avanti.
Punto di partenza e arrivo escursione: Quartiere di Pegazzano - La Spezia
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Mappa dell'escursione |
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L'escursione su Google Earth |
L'escursione su Relive
Itinerario: il cammino verso la prima tappa dell'escursione, il Santuario della Madonna dell'Olmo, inizia da Via Fabio Filzi, la via che dal quartiere Pegazzano sale fino a Biassa e oltre. Percorro la via in salita fino ad intravedere sulla sinistra una targa che presuntuosamente recita "Scalinata Belvedere". In realtà la scalinata in questione di belvedere ha ben poco poiché i suoi circa 500 metri di lunghezza si snodano totalmente al riparo di un fitto bosco.
Mani d'oro hanno realizzato la scalinata chissà quanti anni fa. Uno scalino
dopo l'altro sempre perfettamente distanziati, bassissimi e con la medesima
inclinazione, perfetti per far superare con il minor sforzo possibile il 26%
di pendenza media di questa salita. Mi ha sempre colpito la perfezione di
queste antiche strade provinciali realizzate quando l'uomo si muoveva a
bordo delle proprie scarpe. E la maestria di quegli artisti del lavoro si
esalta proprio sulla scalinata che sto percorrendo dove alcuni interventi di
ripristino, evidentemente realizzati da mani molto meno esperte, hanno
completamente stravolto la perfezione originale.
Terminate le scale mi ritrovo su una lingua di asfalto. Ai bordi della strada
foglie grigie marcescenti colorano di morte il sottobosco pregno di acqua. E'
l'inarrestabile ciclo della vita, il vecchio lascia il posto al nuovo in un
perpetuo inarrestabile rinnovamento.
Mentre salgo la sirena di un'ambulanza urla disperatamente il suo malinconico
canto di dolore coprendo per qualche istante il neanche tanto poco sommesso brusio generato dalle attività della città. Sono realmente colpito dalla quantità di inquinamento acustico a
cui siamo sottoposti nella nostra quotidianità. Siamo talmente tanto
assuefatti dai rumori della nostra "civiltà" che non ce ne rendiamo più
neanche conto.
Infine giungo sulla Via delle Cinque Terre, quella che gli spezzini
chiamano "la panoramica", ovvero la Strada Provinciale 370.
Ora per salire al Santuario posso sfruttare almeno due vie. Per la prima
dovrei scendere a sinistra lungo la provinciale per circa 700 metri, fino ad
impegnare sulla destra l'ennesima scalinata. Per la seconda invece dovrei
procedere a destra fino ad individuare una carrabile che si stacca dalla
provinciale qualche centinaio di metri più avanti. Opto per la seconda per cui
mi incammino con attenzione sul ciglio della strada. 350 metri di vero
pericolo perché qui autovetture e moto sfrecciano veloci.
Finalmente individuo sulla sinistra la mia via di fuga per cui mi inoltro
senza indugi malgrado i divieti che spero siano rivolti alle sole automobili.
Devo ora percorrere circa 1 chilometro su una larga via, quasi tutta ricoperta
da un malconcio asfalto, con il primo tratto in buona salita superato il quale
vengo pervaso da una strana sensazione. In totale sprezzo alla mia
imponente stazza, sento le gambe forti, toniche ed il passo mi sembra
stranamente leggero.
Sono preso da questi piacevoli pensieri quando ad un
tratto, in prossimità di un cancello che sbarra la strada, riesco a scorgere
più avanti l'edificio del Santuario. Pochi minuti di cammino e finalmente
giungo nei suoi pressi. In realtà la chiesa si trova poco più in basso
rispetto a dove mi trovo. Poco male, qualche scalino e finalmente posso
godermi il sole e qualche minuto di riposo.
Madonna dell'Olmo.
Si è fatta l'ora di riprendere il cammino, mi attende la
batteria militare del Monte Santa Croce, prossima tappa del mio tour,
nonché la salita più impegnativa dell'intera escursione.
La mia pianificazione prevede di percorrere per un tratto il
sentiero 525 per poi deviare su alcuni sentieri non marcati che mi
dovrebbero condurre sulla cima del monte dove insisteva la citata batteria.
Sul 525 cammino tranquillo, malgrado l'insidia di un fondo zuppo d'acqua e
ricoperto da foglie marce. Controllo frequentemente il gps alla ricerca del
sentiero che finalmente individuo sulla mia destra. Salgo deciso ma un po'
perplesso perché la via è segnata dalle pennellate biancorosse mentre credevo di dover affrontare un sentiero anonimo; poco dopo eccomi giungere nei pressi di una vecchia
cava abbandonata. Uno spettacolo inaspettato mi si para davanti agli occhi: una vista
meravigliosa sulla città e sull'intero Golfo dei Poeti con le lontane cime
delle Apuane e dell'Appennino Tosco-Emiliano a fare da eccezionale cornice. Mi
prendo qualche minuto per godere di quello spettacolo e per scattare foto.
Batteria militare del Monte Santa Croce
Ripreso il cammino mi dirigo verso un sentiero marcato che salendo dovrebbe
passare da una costruzione segnata sulla carta come "riparo" ma, fatti pochi
passi, cambio idea. Di massima non mi piace transitare due volte sullo stesso
punto per cui, se possibile, cerco sempre di percorre strade diverse e so che
dal "riparo" passerò certamente scendendo dalla batteria, per cui decido di
esplorare vie diverse anche senza la tranquillità dei segnavia del CAI.
Mi impegno quindi su una ripida salita con un fondo difficile; alcune tracce
impresse sul terreno che mi sembra di vedere mi danno conforto - evidentemente
se qualcuno è passato qui prima di me sono sulla strada giusta - è il mio
pensiero.
Più avanti alcune fori su delle grosse pietre mi fanno supporre di essere su un ravaneto abbandonato ed infatti poco dopo mi trovo nei pressi di un bell'accumulo di detriti sicuramente frutto dello scarto di lavorazione di una cava. In effetti in zona sono presenti numerose vecchie cave ormai in disuso dalla quale si estraeva una bella pietra grigia.
Mi convinco che devo superare lo sfasciume per cui lo affronto senza
accorgermi che invece la traccia, almeno secondo la carta, prosegue sulla mia
sinistra. Salgo faticosamente prestando molta attenzione a dove appoggio gli
scarponi fino a raggiungere la cava che aveva generato la
massa di detriti e dove, finalmente, mi accorgo dell'errore commesso. Mi incoraggia il fatto di essere ormai prossimo alla vetta per cui mi avventuro tra gli alberi cercando di seguire più o meno la direzione che mi dovrebbe portare a destinazione. E in effetti poco dopo individuo tra gli alberi il rudere di una vecchia struttura. Sono giunto alla batteria militare del Monte Santa Croce.
massa di detriti e dove, finalmente, mi accorgo dell'errore commesso. Mi incoraggia il fatto di essere ormai prossimo alla vetta per cui mi avventuro tra gli alberi cercando di seguire più o meno la direzione che mi dovrebbe portare a destinazione. E in effetti poco dopo individuo tra gli alberi il rudere di una vecchia struttura. Sono giunto alla batteria militare del Monte Santa Croce.
La batteria faceva parte della imponente rete di fortificazioni che
proteggevano il Golfo di La Spezia durante la seconda guerra mondiale.
Costruita nel 1928, aveva compiti di difesa sia antiaerea sia antinave.
Sparsi qua e la' sono ancora visibili i resti delle costruzioni, nonché dei
cannoni da 102 mm, ovviamente resi inutilizzabili, costruiti dalla genovese
Ansaldo nel 1918. Il panorama che si gode dal punto più elevato della
fortificazione è stupefacente, vale certamente la fatica fin qui fatta.
Il "riparo"
Dopo una generosa sosta riprendo il cammino, direzione "riparo". Scendendo
lungo il sentiero marcato con i segnavia biancorossi del CAI passo davanti
ad una vecchia garitta che segna il confine della batteria militare; poco più
sotto, proprio in prossimità di una decisa svolta a sinistra abbandono il
sentiero. Pochi passi e mi ritrovo al "riparo", una bassa e piccola
costruzione in pietra che si affaccia sopra all'ennesima cava
abbandonata. I resti di una teleferica mi fanno pensare che la costruzione
fosse in origine al servizio della cava, mentre in realtà sembra che la
teleferica venisse utilizzata per approvvigionare la batteria militare di
viveri e munizioni, non esistendo alcuna strada carrabile di collegamento.
Guai in arrivo.
Sulla carta, alle spalle della teleferica, un sentiero avrebbe dovuto
ricongiungersi al 525 consentendomi di risparmiare un po' di strada. Questo
almeno era quanto prevedeva la mia pianificazione. Benché del sentiero non
avessi alcuna chiara percezione, decido comunque di proseguire puntando più o
meno nella direzione che avrei dovuto seguire secondo la carta. Fortunatamente
la tecnologia della navigazione assistita mi è venuta in aiuto perché ad un
certo punto mi sono ritrovato in mezzo ad un bel bosco, completamente
all'avventura. Frequenti consultazioni del gps mi hanno infine consentito di
individuare i segni del 525 e quindi di tornare alla sicurezza della retta
via.
Sella Gesuela, a sinistra l'AVG |
Ritrovata la certezza del 525, ho davanti a me circa 700 metri di sentiero a tratti fangoso che mi porterà alla Sella Gesuela a 496 metri di quota. Raggiunta la Sella proseguo per la mia prossima meta: la Rocca di Coderone nei pressi di Biassa.
L'AVG in discesa verso Biassa |
La discesa verso Biassa sull'AVG (Alta Via del Golfo) è veramente insidiosa.
Un fondo pietroso e sconnesso reso completamente bagnato dalle piogge e
dall'umidità costituisce un reale pericolo per una rovinosa scivolata. In alcuni tratti scendo
con molta cautela, valutando bene dove appoggiare la suola degli scarponi che
faticano notevolmente nel fornire il grip necessario a non farmi finire con il
fondoschiena in terra.
Campiglia |
Finalmente supero indenne la discesa ed arrivo alla periferia di Biassa.
Percorro un breve tratto di strada asfaltata in discesa fino all'incrocio tra Via Filzi (che sale dalla città) e via
Coderone, dove facilmente individuo sulla destra il sentiero che mi porterà alla Rocca.
Dopo un centinaio di metri di cammino supero un ponticello in legno abbastanza malmesso ed eccomi sul sentiero che sale tranquillamente verso la Rocca.
La Rocca di Coderone.
Stretto tra il Canale dei Foresti e il Canale del Diavolo (“Canao de’
Foestri” e “Canao do Diao” in dialetto spezzino), il colle Coderone deve probabilmente il nome dal latino "codem" ovvero
sperone di roccia. La Rocca che si erge sul colle fu costruita a scopo
difensivo nel 1273 dalla repubblica marinara di Genova, nel pieno della
guerra che la contrapponeva a Pisa. Di pianta rettangolare, sembra
fosse completata da una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena.
Successivamente nel XV secolo la Rocca divenne la dimora della famiglia
nobiliare dei Biassa, signori dell'omonimo centro abitato i quali pare
abbiano nel tempo ospitato illustri personaggi dell'epoca come Caterina
de' Medici, papa Clemente VII, Papa Paolo III e l'imperatore Carlo V. Il
destino della Rocca fu segnato quando la famiglia Biassa abbandonò il
castello per trasferirsi a La Spezia. In poco tempo il castello cadde in
rovina fino ad essere adibito a cimitero nel XVII secolo. Oggi della Rocca
restano i muri perimetrali e qualche altro rudere completamente invaso dalla
vegetazione.
Ripreso il cammino e percorso a ritroso il sentiero eccomi di nuovo sulla
strada asfaltata per affrontare l'ultimo tratto tutto in discesa della mia escursione, il
rientro a La Spezia che raggiungerò percorrendo Via Filzi.
Principali dati dell'escursione:
Quota massima: 537 m
Dislivello positivo accumulato: 630 m
Distanza percorsa: 11 km
Tempo totale: 5h 30'
Difficoltà: EE (questa valutazione è dettata dagli errori di navigazione da me commessi sul Monte S. Croce. Qualora si seguisse esclusivamente i sentieri marcati quantificherei il grado di difficoltà in "E")
Quota massima: 537 m
Dislivello positivo accumulato: 630 m
Distanza percorsa: 11 km
Tempo totale: 5h 30'
Difficoltà: EE (questa valutazione è dettata dagli errori di navigazione da me commessi sul Monte S. Croce. Qualora si seguisse esclusivamente i sentieri marcati quantificherei il grado di difficoltà in "E")
Le cause degli errori di navigazione
Le causa principali delle difficoltà di navigazione che ho incontrato sul Monte Santa Croce derivano essenzialmente dal non essere in possesso di una mappa cartacea aggiornata e di essermi affidato solo alle carte elettroniche che, evidentemente anche loro non sono del tutto aggiornate.
L'immagine di fianco sintetizza al meglio gli errori commessi; si deve tener conto che la mappa elettronica che consulto normalmente per verificare i sentieri marcati dal CAI è la "Waymarked Trails" e che, come si vede nell'immagine, quest'ultima riporta il 525 come unico sentiero marcato. In questo senso non è stata di maggior aiuto nemmeno la "Open MTB Map" che utilizzo come mappa base con Base Camp.
Ma tant'è!
Un commento mi sia consentito riguardo lo stato in cui versano i resti della batteria di Monte Santa Croce. Accusiamo spesso le istituzioni perché non vogliono o non sono in grado di salvaguardare adeguatamente strutture simili alla batteria in questione. Quello che è certo, però, è che ancora una volta la maleducazione di coloro che visitano questi luoghi contribuisce pesantemente al degrado in cui versano.
A parte questi dettagli posso tranquillamente affermare che questa escursione è stata realmente appagante, per diversi motivi. Prima di tutto perché a me piace visitare luoghi che hanno una storia da raccontare. Mi piace perdermi ad immaginare come dovevano essere quei luoghi quando erano utilizzati dagli uomini. In secondo luogo mi affascinano i panorami forse perché mi è sempre piaciuto guardare il mondo dall'alto e questa escursione offre due punti di vista sul Golfo di Spezia veramente di altissimo livello.
A causa dei recenti aggiornamenti delle politiche di Google Drive ho riscontrato che ci sono delle difficoltà a scaricare la traccia dell'escursione. Se sei interessato ti invito ad inviarmi una richiesta all'indirizzo mail piccolisentieri@gmail.com
Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri,
benvenuto nel mio blog. Voglio confessarti che i tuoi commenti, positivi o negativi che siano, sono molto apprezzati. Ti invito pertanto a lasciare traccia del tuo passaggio con un commento nell'apposito spazio, qui sotto. Se pensi che questa pagina possa interessare i tuoi amici, beh allora non esitare: condividila nella tua rete social. Grazie! |
1 commento:
Batteria Santa Croce, uno dei miei posti preferiti per andare a caccia. Ci sono andato utilizzando ogni volta un sentiero diverso, ed in più,una volta, anche una salita per azimut non proprio agevole ma veramente soddisfacente quando conclusa.
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