Piccoli Sentieri

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giovedì 6 gennaio 2022

Il sacro il profano e antiche nobiltà


Anello La Spezia - Monte Santa Croce - Monte Coderone - La Spezia

Avevo pianificato da tempo l'escursione per visitare ciò che resta della batteria del Monte S. Croce e della Rocca di Coderone e l'ultimo giorno del 2021 è stata l'occasione perfetta, complice una bella giornata di sole. Una salutare camminata leggermente viziata da un errore di pianificazione che vi racconterò più avanti.


Data escursione: 31/12/2021
Punto di partenza e arrivo escursione: Quartiere di Pegazzano - La Spezia




Mappa dell'escursione


Grafico delle quote e delle velocità


L'escursione su Google Earth


L'escursione su Relive

(tutte le immagini possono essere ingrandite cliccando sulla miniatura)

Itinerario: il cammino verso la prima tappa dell'escursione, il Santuario della Madonna dell'Olmo, inizia da Via Fabio Filzi, la via che dal quartiere Pegazzano sale fino a Biassa e oltre. Percorro la via in salita fino ad intravedere sulla sinistra una targa che presuntuosamente recita "Scalinata Belvedere". In realtà la scalinata in questione di belvedere ha ben poco poiché i suoi circa 500 metri di lunghezza si snodano totalmente al riparo di un fitto bosco. 
Mani d'oro hanno realizzato la scalinata chissà quanti anni fa. Uno scalino dopo l'altro sempre perfettamente distanziati, bassissimi e con la medesima inclinazione, perfetti per far superare con il minor sforzo possibile il 26% di pendenza media di questa salita. Mi ha sempre colpito la perfezione di queste antiche strade provinciali realizzate quando l'uomo si muoveva a bordo delle proprie scarpe. E la maestria di quegli artisti del lavoro si esalta proprio sulla scalinata che sto percorrendo dove alcuni interventi di ripristino, evidentemente realizzati da mani molto meno esperte, hanno completamente stravolto la perfezione originale.
Terminate le scale mi ritrovo su una lingua di asfalto. Ai bordi della strada foglie grigie marcescenti colorano di morte il sottobosco pregno di acqua. E' l'inarrestabile ciclo della vita, il vecchio lascia il posto al nuovo in un perpetuo inarrestabile rinnovamento.

Mentre salgo la sirena di un'ambulanza urla disperatamente il suo malinconico canto di dolore coprendo per qualche istante il neanche tanto poco sommesso brusio generato dalle attività della città. Sono realmente colpito dalla quantità di inquinamento acustico a cui siamo sottoposti nella nostra quotidianità. Siamo talmente tanto assuefatti dai rumori della nostra "civiltà" che non ce ne rendiamo più neanche conto.

Infine giungo sulla Via delle Cinque Terre, quella che gli spezzini chiamano "la panoramica", ovvero la Strada Provinciale 370.
Ora per salire al Santuario posso sfruttare almeno due vie. Per la prima dovrei scendere a sinistra lungo la provinciale per circa 700 metri, fino ad impegnare sulla destra l'ennesima scalinata. Per la seconda invece dovrei procedere a destra fino ad individuare una carrabile che si stacca dalla provinciale qualche centinaio di metri più avanti. Opto per la seconda per cui mi incammino con attenzione sul ciglio della strada. 350 metri di vero pericolo perché qui autovetture e moto sfrecciano veloci. 

Finalmente individuo sulla sinistra la mia via di fuga per cui mi inoltro senza indugi malgrado i divieti che spero siano rivolti alle sole automobili.
Devo ora percorrere circa 1 chilometro su una larga via, quasi tutta ricoperta da un malconcio asfalto, con il primo tratto in buona salita superato il quale vengo pervaso da una strana sensazione.  In totale sprezzo alla mia imponente stazza, sento le gambe forti, toniche ed il passo mi sembra stranamente leggero. 
Sono preso da questi piacevoli pensieri quando ad un tratto, in prossimità di un cancello che sbarra la strada, riesco a scorgere più avanti l'edificio del Santuario. Pochi minuti di cammino e finalmente giungo nei suoi pressi. In realtà la chiesa si trova poco più in basso rispetto a dove mi trovo. Poco male, qualche scalino e finalmente posso godermi il sole e qualche minuto di riposo.

Madonna dell'Olmo.


Il culto dell'immagine della Madonna dell'Olmo è vecchio di oltre 380 anni. L'immagine della Vergine con il Bambino, dipinta su una lastra di ardesia delle dimensioni di 63x47 cm, era anticamente posta nella nicchia di un vecchio muro a secco ed era venerata con il titolo di Madonna del Monte (ma anche Madonna della Costa) in quanto il dipinto si trovava sulle pendici del Monte Santa Croce. In epoca più tarda il titolo si modificò in Madonna dell'Olmo perché, secondo quanto testimoniato dai parroci dell'epoca, nel sagrato del tempio si trovava un grande olmo.
La sempre più forte venerazione dell'immagine da parte della popolazione infatti, aveva spinto le autorità politiche ed ecclesiastiche alla costruzione di un piccolo tempio per proteggere adeguatamente l'effige della Beata Vergine Maria. Era il 1667 quando il parroco Don Giulio Carassale benedisse il nuovo luogo di culto cristiano.
Ma i pellegrini in adorazione della Vergine erano sempre più numerosi per cui circa due secoli dopo si rese necessario ingrandire il piccolo oratorio. Donazioni da parte dei nobili e dei più ricchi, lavoro gratuito dal resto della popolazione, consentirono la realizzazione in cinque anni del Santuario così come lo vediamo oggi. L'otto aprile 1844 il Santuario venne benedetto dal mons. Filippo Farina, abate parroco di Santa Maria di La Spezia ed il successivo 5 maggio il quadro prese finalmente posto sull'altare centrale dove è tuttora esposto. 
(da Wikipedia)

    
Si è fatta l'ora di riprendere il cammino, mi attende la batteria militare del Monte Santa Croce, prossima tappa del mio tour, nonché la salita più impegnativa dell'intera escursione.
La mia pianificazione prevede di percorrere per un tratto il sentiero 525 per poi deviare su alcuni sentieri non marcati che mi dovrebbero condurre sulla cima del monte dove insisteva la citata batteria.

Sul 525 cammino tranquillo, malgrado l'insidia di un fondo zuppo d'acqua e ricoperto da foglie marce. Controllo frequentemente il gps alla ricerca del sentiero che finalmente individuo sulla mia destra. Salgo deciso ma un po' perplesso perché la via è segnata dalle pennellate biancorosse mentre credevo di dover affrontare un sentiero anonimo; poco dopo eccomi giungere nei pressi di una vecchia cava abbandonata. Uno spettacolo inaspettato mi si para davanti agli occhi: una vista meravigliosa sulla città e sull'intero Golfo dei Poeti con le lontane cime delle Apuane e dell'Appennino Tosco-Emiliano a fare da eccezionale cornice. Mi prendo qualche minuto per godere di quello spettacolo e per scattare foto.




Batteria militare del Monte Santa Croce

Ripreso il cammino mi dirigo verso un sentiero marcato che salendo dovrebbe passare da una costruzione segnata sulla carta come "riparo" ma, fatti pochi passi, cambio idea. Di massima non mi piace transitare due volte sullo stesso punto per cui, se possibile, cerco sempre di percorre strade diverse e so che dal "riparo" passerò certamente scendendo dalla batteria, per cui decido di esplorare vie diverse anche senza la tranquillità dei segnavia del CAI. 
Mi impegno quindi su una ripida salita con un fondo difficile; alcune tracce impresse sul terreno che mi sembra di vedere mi danno conforto - evidentemente se qualcuno è passato qui prima di me sono sulla strada giusta - è il mio pensiero. 

Più avanti alcune fori su delle grosse pietre mi fanno supporre di essere su un ravaneto abbandonato ed infatti poco dopo mi trovo nei pressi di un bell'accumulo di detriti sicuramente frutto dello scarto di lavorazione di una cava. In effetti in zona sono presenti numerose vecchie cave ormai in disuso dalla quale si estraeva una bella pietra grigia.
Mi convinco che devo superare lo sfasciume per cui lo affronto senza accorgermi che invece la traccia, almeno secondo la carta, prosegue sulla mia sinistra. Salgo faticosamente prestando molta attenzione a dove appoggio gli scarponi fino a raggiungere la cava che aveva generato la

massa di detriti e dove, finalmente, mi accorgo dell'errore commesso. Mi incoraggia il fatto di essere ormai prossimo alla vetta per cui mi avventuro tra gli alberi cercando di seguire più o meno la direzione che mi dovrebbe portare a destinazione. E in effetti poco dopo individuo tra gli alberi il rudere di una vecchia struttura. Sono giunto alla batteria militare del Monte Santa Croce.



La batteria faceva parte della imponente rete di fortificazioni che proteggevano il Golfo di La Spezia durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1928, aveva compiti di difesa sia antiaerea sia antinave. Sparsi qua e la' sono ancora visibili i resti delle costruzioni, nonché dei cannoni da 102 mm, ovviamente resi inutilizzabili, costruiti dalla genovese Ansaldo nel 1918. Il panorama che si gode dal punto più elevato della fortificazione è stupefacente, vale certamente la fatica fin qui fatta.

La batteria militare del Monte Santa Croce

Il "riparo"

Dopo una generosa sosta riprendo il cammino, direzione "riparo". Scendendo lungo il sentiero marcato con i segnavia biancorossi del CAI passo davanti ad una vecchia garitta che segna il confine della batteria militare; poco più sotto, proprio in prossimità di una decisa svolta a sinistra abbandono il sentiero. Pochi passi e mi ritrovo al "riparo", una bassa e piccola costruzione in pietra che si affaccia sopra all'ennesima cava abbandonata. I resti di una teleferica mi fanno pensare che la costruzione fosse in origine al servizio della cava, mentre in realtà sembra che la teleferica venisse utilizzata per approvvigionare la batteria militare di viveri e munizioni, non esistendo alcuna strada carrabile di collegamento.
Il "riparo"

Guai in arrivo.

Sulla carta, alle spalle della teleferica, un sentiero avrebbe dovuto ricongiungersi al 525 consentendomi di risparmiare un po' di strada. Questo almeno era quanto prevedeva la mia pianificazione. Benché del sentiero non avessi alcuna chiara percezione, decido comunque di proseguire puntando più o meno nella direzione che avrei dovuto seguire secondo la carta. Fortunatamente la tecnologia della navigazione assistita mi è venuta in aiuto perché ad un certo punto mi sono ritrovato in mezzo ad un bel bosco, completamente all'avventura. Frequenti consultazioni del gps mi hanno infine consentito di individuare i segni del 525 e quindi di tornare alla sicurezza della retta via.


Sella Gesuela, a sinistra l'AVG

Ritrovata la certezza del 525, ho davanti a me circa 700 metri di sentiero a tratti fangoso che mi porterà alla Sella Gesuela a 496 metri di quota. Raggiunta la Sella proseguo per la mia prossima meta: la Rocca di Coderone nei pressi di Biassa. 





L'AVG in discesa verso Biassa

La discesa verso Biassa sull'AVG (Alta Via del Golfo) è veramente insidiosa. Un fondo pietroso e sconnesso reso completamente bagnato dalle piogge e dall'umidità costituisce un reale pericolo per una rovinosa scivolata. In alcuni tratti scendo con molta cautela, valutando bene dove appoggiare la suola degli scarponi che faticano notevolmente nel fornire il grip necessario a non farmi finire con il fondoschiena in terra.








Campiglia
Finalmente supero indenne la discesa ed arrivo alla periferia di Biassa. 
Percorro un breve tratto di strada asfaltata in discesa fino all'incrocio tra Via Filzi (che sale dalla città) e via Coderone, dove facilmente individuo sulla destra il sentiero che mi porterà alla Rocca.
Dopo un centinaio di metri di cammino supero un ponticello in legno abbastanza malmesso ed eccomi sul sentiero che sale tranquillamente verso la Rocca.


La Rocca di Coderone.

Stretto tra il Canale dei Foresti e il Canale del Diavolo (“Canao de’ Foestri” e “Canao do Diao” in dialetto spezzino), il colle Coderone deve probabilmente il nome dal latino "codem" ovvero sperone di roccia. La Rocca che si erge sul colle fu costruita a scopo difensivo nel 1273 dalla repubblica marinara di Genova, nel pieno della guerra che la contrapponeva a Pisa.  Di pianta rettangolare, sembra fosse completata da una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena. Successivamente nel XV secolo la Rocca divenne la dimora della famiglia nobiliare dei Biassa, signori dell'omonimo centro abitato i quali pare abbiano nel tempo ospitato illustri personaggi dell'epoca come Caterina de' Medici, papa Clemente VII, Papa Paolo III e l'imperatore Carlo V. Il destino della Rocca fu segnato quando la famiglia Biassa abbandonò il castello per trasferirsi a La Spezia. In poco tempo il castello cadde in rovina fino ad essere adibito a cimitero nel XVII secolo. Oggi della Rocca restano i muri perimetrali e qualche altro rudere completamente invaso dalla vegetazione.
La Rocca del Coderone

Ripreso il cammino e percorso a ritroso il sentiero eccomi di nuovo sulla strada asfaltata per affrontare l'ultimo tratto tutto in discesa della mia escursione, il rientro a La Spezia che raggiungerò percorrendo Via Filzi.


Principali dati dell'escursione:
Quota massima: 537 m
Dislivello positivo accumulato: 630 m
Distanza percorsa: 11 km
Tempo totale: 5h 30'
Difficoltà: EE (questa valutazione è dettata dagli errori di navigazione da me commessi sul Monte S. Croce. Qualora si seguisse esclusivamente i sentieri marcati quantificherei il grado di difficoltà in "E")

Le cause degli errori di navigazione

Le causa principali delle difficoltà di navigazione che ho incontrato sul Monte Santa Croce derivano essenzialmente dal non essere in possesso di una mappa cartacea aggiornata e di essermi affidato solo alle carte elettroniche che, evidentemente anche loro non sono del tutto aggiornate.

L'immagine di fianco sintetizza al meglio gli errori commessi; si deve tener conto che la mappa elettronica che consulto normalmente per verificare i sentieri marcati dal CAI è la "Waymarked Trails" e che, come si vede nell'immagine, quest'ultima riporta il 525 come unico sentiero marcato. In questo senso non è stata di maggior aiuto nemmeno la "Open MTB Map" che utilizzo come mappa base con Base Camp.
Ma tant'è!

Un commento mi sia consentito riguardo lo stato in cui versano i resti della batteria di Monte Santa Croce. Accusiamo spesso le istituzioni perché non vogliono o non sono in grado di salvaguardare adeguatamente strutture simili alla batteria in questione. Quello che è certo, però, è che ancora una volta la maleducazione di coloro che visitano questi luoghi contribuisce pesantemente al degrado in cui versano.

A parte questi dettagli posso tranquillamente affermare che questa escursione è stata realmente appagante, per diversi motivi. Prima di tutto perché a me piace visitare luoghi che hanno una storia da raccontare. Mi piace perdermi ad immaginare come dovevano essere quei luoghi quando erano utilizzati dagli uomini. In secondo luogo mi affascinano i panorami forse perché mi è sempre piaciuto guardare il mondo dall'alto e questa escursione offre due punti di vista sul Golfo di Spezia veramente di altissimo livello.


A causa dei recenti aggiornamenti delle politiche di Google Drive ho riscontrato che ci sono delle difficoltà a scaricare la traccia dell'escursione. Se sei interessato ti invito ad inviarmi una richiesta all'indirizzo mail piccolisentieri@gmail.com

Buona montagna a tutti!
Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri, benvenuto nel mio blog.
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1 commento:

Unknown ha detto...

Batteria Santa Croce, uno dei miei posti preferiti per andare a caccia. Ci sono andato utilizzando ogni volta un sentiero diverso, ed in più,una volta, anche una salita per azimut non proprio agevole ma veramente soddisfacente quando conclusa.

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