L'escursione sul Monte Matanna è stata l'occasione per visitare la suggestiva Grotta all'Onda, una caverna naturale abitata dai nostri antenati ben 42.000 anni fa. Un affascinante viaggio nella macchina del tempo che ci fa comprendere quanto l'uomo si sia evoluto rispetto a tutte le forme viventi che abitano il nostro pianeta.
Buona lettura!
Secondo gli studiosi, la
Grotta all'Onda, una vasta cavità ampia circa 40 metri per 60, è stata utilizzata dalla
Preistoria fino ad epoca più recente. Situata sulle pendici del
Monte Matanna, a 710 metri sul livello del mare, la grotta è stata oggetto negli anni da diverse campagne di scavi che hanno restituito numerosi reperti archeologici, grazie ai quali gli studiosi hanno potuto stabilire che la cavità ha dapprima ospitato i
Neandertaliani, circa 40.000 anni fa, quindi i cacciatori del Paleolitico Superiore (
Homo Sapiens) tra 12.000 e 10.000 anni fa, gli agricoltori e i pastori del
Neolitico, circa 5.900 anni fa, fino ad arrivare agli uomini dell'Età del Bronzo.
Resti di ossa di animali cucinati, lamelle, schegge e strumenti di selce e diaspro (una roccia generalmente di vivace colorazione rossa) sono stati ritrovati a testimonianza della presenza dei Neandertaliani e degli Homo Sapiens, così come il ritrovamento di resti di vasi in terracotta, pelli, utensili in pietra levigata, ornamenti in pietra, pendagli in osso, sono la testimonianza della presenza umana dell'epoca Neolitica. Della prima metà dell'Età del Rame sono invece i ritrovamenti dei numerosi ornamenti personali, punteruoli in osso, macine e macinelli in arenaria, mentre il rinvenimento di alcune ossa del cranio di quattro individui (2 bambini, 1 giovane, 1 adulto) testimoniano che la grotta venne occasionalmente utilizzata in questo periodo anche per la sepoltura.
I materiali archeologici degli scavi effettuati negli anni 1914-1944 sono conservati in parte a
Firenze al
Museo Fiorentino di Preistoria, in parte a
Calci presso il
Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. I materiali archeologici provenienti dalle campagne di scavo effettuate dal
Museo di Camaiore, a partire dal 1996, sono conservati ed esposti a
Camaiore presso il
Civico Museo Archeologico.
La Grotta dell'Onda è un luogo di grande suggestione. Entrando nella cavità non è difficile ritrovarsi ad immaginare quegli antichi uomini che riposano su dei rudi giacigli in fondo ad un cunicolo, o mentre preparano gli arnesi con cui andare a caccia per procurarsi il necessario per la sopravvivenza, o più in disparte, un gruppo di donne che conciano le pelli da usare per proteggersi dal freddo.
All'interno il silenzio è assoluto, rotto soltanto dal rumore costante prodotto dalle gocce d'acqua che trasudando dalla roccia cadono sul terreno, la temperatura è fresca ed il buio quasi totale. Occorrerebbe accendere un fuoco per illuminare almeno in parte l'enorme cavità. Quale differenza rispetto agli agi e alle comodità dei nostri tempi, ma anche quale testimonianza delle enormi capacità che l'uomo ha saputo mettere in campo e che lo hanno sopraelevato rispetto a tutti gli altri esseri viventi del mondo animale.
Peccato che la grotta sia abbandonata a se stessa, malgrado l'indubbia importanza che essa riveste. Ho provato ad immaginare come sarebbe stato se gli esperti, nel massimo rispetto dell'ambiente naturale e della grotta, avessero ricreato delle ambientazioni, magari un grande focolare con strumenti per la caccia e resti di animali cucinati, o dei manichini adagiati a riposare su antichi giacigli; o almeno dei tabelloni fotografici con delle note esplicative posti nei punti dove maggiormente sono stati rinvenuti i reperti archeologici. Purtroppo, a parte un cartello con scarne note descrittive, nulla aiuta il visitatore, se non la propria immaginazione.
L'escursione
CASOLI-GROTTA ALL'ONDA-FOCE DEL TERMINE-FOCE DEL PALLONE-FOCE GRATTACULO-TRE SCOLLI-CASOLI
Data escursione: 29/07/2017
Trasferimento: da
La Spezia a
Casoli (LU). La via più veloce per raggiungere Casoli da La Spezia è quello che prevede la percorrenza di un breve tratto autostradale della
A12 fino all'uscita
Viareggio-Camaiore, quindi sulla SP1 in direzione
Camaiore, seguendo successivamente le indicazioni per Casoli.
Tempo di percorrenza da La Spezia a Casoli via A12 circa 75' per una distanza di circa 73 Km.
Punto di partenza e arrivo escursione: Casoli
Punti di appoggio: rifugio/albergo
Alto Matanna a circa 1 Km dalla Foce del Pallone quota 1040 m (fuori dal tracciato di questa escursione).
NOTA: tutte le immagini possono essere visualizzate alla grandezza massima cliccandoci sopra
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Mappa dell'escursione |
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Il percorso su Google Earth |
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Grafico delle quote |
Itinerario: l'escursione parte da Via Cappello, una stradina chiusa che sfoga su una piccola piazzetta utilizzata per parcheggiare poche auto; dalla piazzetta si può ammirare a sinistra un grande graffito, mentre sulla destra una fontanella ci da' la possibilità di riempire le borracce di acqua.
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La piccola piazzetta di via Cappello |
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La fontana |
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Il grande graffito della piazzetta |
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Muoviamo i primi passi sul tratto pedonale della via che attraversa le abitazioni della parte più antica della frazione di Casoli, passa davanti ad un piccola chiesa e scende verso il torrente; lungo questo tratto possiamo ammirare una lunga serie di graffiti che decorano sia la via stessa sia le facciate di alcune abitazioni. Ci troviamo sul sentiero
CAI 106.
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I graffiti di Casoli |
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La piccola chiesa |
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In discesa verso il torrente |
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Appena lasciate le abitazioni costeggiando il corso del torrente sottostante si giunge in località
Fiume dove pochi metri più avanti, sulla sinistra, due piccole cascatelle abbelliscono l'ambiente.
Continuando sul sentiero si giunge ad un bivio dove il sentiero si biforca; deviando a sinistra seguiamo le indicazioni per la
Grotta all'Onda (sentiero
CAI 2 ma sul cartello è indicato
C6) e ci ritroviamo dopo pochi metri davanti al cimitero.
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Indicazioni per la Grotta all'Onda. Sullo sfondo a sinistra il cimitero. |
Ora il sentiero viene sostituito dall'asfalto, continuiamo a salire, superiamo anche l'ingresso principale del cimitero, affrontiamo due tornanti e subito dopo individuiamo sulla destra il sentiero 2 che si distacca dalla strada asfaltata. Non esiste segnaletica di conforto ma un foglio A4 posticcio con stampata una grossa freccia e la dicitura
Camaiore-Matanna. Ritengo che il cartello sia stato posizionato in occasione di una corsa campestre, pertanto è probabile che prima o poi vada perduto lasciando completamente nell'anonimato l'inizio della traccia (comunque qualora si dovesse proseguire superando l'innesto del sentiero ci si accorgerebbe immediatamente dell'errore perchè dopo pochi metri ci si ritroverebbe sulla strada provinciale).
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L'innesto non segnalato del sentiero 2 |
Il sentiero 2, ancorché in salita, è di facile e comoda percorrenza, così come d'altra parte lo saranno tutti i sentieri utilizzati durante questa escursione. Dopo circa 500 metri di salita costante giungiamo ad un importante bivio caratterizzato dalla presenza di una
Marginetta. Bisogna prestare attenzione perché continuando dritti deviamo sul
sentiero 112 "Scala Santa" mentre noi dobbiamo rimanere sul sentiero 2. Anche in questo caso nessun cartello a segnalare la deviazione ma solo un segno dipinto sulla roccia, peraltro abbastanza scolorito, riportante il numero 2, e gli ormai immancabili fogli A4. Pertanto deviamo decisamente a sinistra e continuiamo a salire confortati dai segni del CAI.
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Marginetta |
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Deviazione di fronte alla marginetta |
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Il sentiero sale con discreta pendenza e lambisce i ruderi del polverificio
Lari, costruito nel 1832, che produceva polvere pirica per le cave di Carrara.
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Rudere polverificio Lari |
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Condotto in cemento |
Attraversato il ponticello sul
Rio del Boschetto e ancora in salita si giunge alle
Fontanacce, antica sorgente con piccolo abbeveratoio (al mio passaggio completamente asciutto). Da qui si svolta a sinistra abbandonando il sentiero che prosegue in direzione del
Passo del Termine, e si percorre per circa 200 metri il condotto in cemento che serve per raccogliere le acque fluviali che alimentano il bacino idroelettrico di
Setriana, opera degli anni ‘50. Giunti nei pressi dei resti di una vecchia casa,
si incontra sulla sinistra la deviazione per il
Prato del Pallone posto a circa 500 metri di distanza dal segnavia, mentre noi devieremo decisamente a destra sul piccolo sentiero contrassegnato da un paletto con la scritta
C6-Grotta all'Onda che raggiungeremo dopo pochi minuti di cammino.
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Segnavia per la Grotta all'Onda posizionata di fronte al rudere |
Dopo aver esplorato l'interno della grotta riprendiamo il cammino proseguendo sul versante est, a destra della grotta, dove un piccolo sentiero pianeggiante lungo circa 500 metri, ci ricondurrà di nuovo sulla mulattiera, conosciuta anche come
via di Pascoso (sentiero 2) che, dopo aver superato una ripida salita, ci consentirà di raggiungere la stupenda località di
Ripradina, luogo adibito a pascolo.
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Si ritorna sul sentiero CAI 2 |
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Bivio con il sentiero CAI 2 provenendo dalla grotta |
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A destra, la cima del Monte Matanna e l'antro della Grotta all'Onda |
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Monte Matanna,
in centro foto la grotta |
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Si sale in direzione di
Foce del Termine |
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Monte Prana |
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I pascoli di Ripradina appena superati |
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Siamo in vista della Foce del Termine |
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Foce del Termine |
Attraversata la verde vallata contornata da un panorama mozzafiato, si sale fino al
Foce del Termine dove a sinistra troviamo la deviazione per la
Foce del Pallone che era in passato il punto di arrivo del pallone aereostatico. Continuiamo quindi a salire, costeggiando il
Monte Matanna per raggiungere la Foce del Pallone a quota 1100 s.l.m..
Il panorama che si può ammirare dalla Foce è unico e incantevole, la vista spazia su tutta la costa del Mar Tirreno oltre a Livorno, fino alla Liguria e oltre.
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Opera posta lungo via Cappello nella parte antica
del paese in ricordo del Pallone Frenato Rosetta |
La Foce del Pallone deve il suo nome all'affascinante vicenda che ebbe inizio nel 1910 per iniziativa della famiglia
Barsi proprietari dell’albergo all’
Alto Matanna posto a circa 1.100 sopra il livello del mare. Sul
prato del Pallone, a quota 600 m s.l.m., venne infatti installato un hangar che proteggeva un grande pallone aereostatico, utilizzato per trasportare i turisti provenienti dalla
Stazione di Viareggio fino alla struttura ricettiva del
Matanna. Esso scorreva su di un cavo di acciaio del diametro di 27 mm, aveva la capacità di trasportare 6 persone più il comandante, era di seta gialla e l'involucro sferico aveva il diametro di circa 14 metri. L'altezza dell'aerostato in assetto di volo, superava i 20 metri, aveva una portata ascensionale di oltre 1.000 Kg e la pendenza tra la stazione di partenza e quella di arrivo era del 40%. Il cavo portante lungo 800 metri fu steso da 100 operai. Collaudato il 21 Agosto del 1910 il
Pallone Frenato "Rosetta" fu pronto per accogliere i turisti e portarli all'
Alto Matanna. Il progetto del Barsi prevedeva che gli ospiti fossero ricevuti alla stazione di
Viareggio e di li condotti in automobile a
Candala, poi a dorso di mulo o in portantina fino a
Grotta all'Onda, dove imbarcavano sul Pallone per superare in pochi minuti il dislivello che lo separava da Matanna. Alla stazione di arrivo vi era una carrozza che in 5 minuti portava i turisti all'albergo
Alto Matanna. Circa 1 ora di viaggio (un record per quei tempi). Fra gli ospiti illustri che raggiunsero l'albergo con il Pallone vi furono il
Re del Belgio Alberto 1°, con la famiglia ed un seguito di 20 persone, la
Principessa di Borbone figlia del
Re di Spagna, la
Marchesa Sciamanna, la
Baronessa Von Strantz e lo scienziato
Ficher. In una notte di Febbraio del 1911 una spaventosa tempesta si abbatté sulla zona e al mattino gli abitanti di Casoli videro il Pallone distrutto sotto le macerie dell'hangar decretando la fine del sogno avventuroso del Barsi
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Panorama dal punto di arrivo del Pallone Frenato Rosetta
A destra il Monte Prana, a sinistra il Monte Piglione |
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Un momento di relax contemplando il Monte Matanna |
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C'è chi si gode questa splendida natura |
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Ancora una vista sul Monte Prana |
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Il gruppo delle Panie sullo sfondo |
Dalla Foce del Pallone la nostra escursione continua sul sentiero
CAI 3 che costeggiando il Monte Matanna ci condurrà con una lunga discesa fino alla
Foce Grattaculo e quindi alla
Foce di S. Rocchino, un sentiero facile da seguire, ottimamente segnato.
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Foce del Pallone bivio sentiero 3 |
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Il sentiero CAI 3 |
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Sentiero CAI 3 |
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Qualche fiore non può mancare |
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Qualche fiore non può mancare |
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Qualche fiore non può mancare |
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Foce Grattaculo |
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Indicazione per Foce S. Rocchino |
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Panorama sul Monte Prana |
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Foce S. Rocchino |
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Foce S. Rocchino |
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Indicazione per località Tre Scolli |
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Giunti alla Foce di S. Rocchino seguiamo le indicazioni per
Tre Scolli e percorriamo in discesa il sentiero
CAI 106, fino a raggiungere una grande croce: siamo ormai a circa 500 metri dalla strada asfaltata.
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Sentiero CAI 106 |
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Croce in legno sul sentiero 106 |
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Ora la situazione si complica leggermente! In teoria dopo un breve tratto su asfalto il sentiero 106 dovrebbe continuare fino ad arrivare a ridosso della parte alta di Casoli; nella pratica non riuscendo a trovare indicazioni chiare e, soprattutto, a causa dei numerosi cartelli di divieto di accesso e transito in proprietà private, per non incorrere in alcun tipo di problema decido di allungare il percorso scendendo lungo la strada fino all'altezza del cimitero, da dove poi cammino verso la fine dell'escursione.
Principali dati dell'escursione:
Sentieri percorsi: 106, 2, sentiero non marcato, 3
Quota massima: 1.084 m
Dislivello positivo accumulato: 821 m
Distanza percorsa: 14,4 km
Tempo totale: 6h 18'
Difficoltà: E
Casoli è un antico abitato citato nell’anno 984 quale villaggio sottoposto al Piviere di S. Stefano di Camaiore e noto oggi per la realizzazione degli stupendi graffiti che si possono ammirare sulle facciate delle case. Il borgo è diviso in due nuclei principali: nel primo che guarda verso il mare, vi si trova la chiesa principale, la piazza e i giardini. Il secondo nucleo invece, quello che guarda verso la montagna, è la parte più vecchia del paese oltre alle abitazioni vi si trova una chiesetta ed un caratteristico lavatoio. Come detto il borgo è conosciuto per i numerosi graffiti affrescati anche sulle pareti delle abitazioni eseguiti da artisti sia italiani sia stranieri.
Per quanto riguarda l'escursione si tratta di un tragitto alla portata di chiunque senza particolari difficoltà. Può essere reso più corto e con minori pendenze da superare se si sposta il punto di partenza/arrivo in località
(proprio nel punto dove io provenendo dalla Foce di S. Rocchino ho abbandonato il sentiero per ritrovarmi sulla strada asfaltata) dove un sentiero conduce direttamente alla Grotta all'Onda.
Una certa confusione l'ha creata la segnaletica non sempre all'altezza. In particolare inizialmente mi hanno colto impreparato i cartelli con le indicazioni
che in seguito ho scoperto essere le indicazione dell'anello nr. 6
La grotta, inutile dirlo, è un luogo suggestivo ed affascinante: visitare una realtà dove migliaia di anni fa hanno vissuto i nostri antenati è una incredibile esperienza emotiva che consiglio caldamente a tutti.
3 commenti:
Ciao Mauro
domenica 7 aprile 2019 facciamo il tuo tragitto da Casoli alla Grotta dell'Onda.
Noto sempre più spesso che i segnali rosso-bianchi CAI sono sempre più introvabili.
Ciao, la sensazione che ho io è che il CAI tende a praticare una più attenta manutenzione ai sentieri maggiormente frequentati dagli escursionisti. Godetevi l'escursione alla Grotta, a me era piaciuta molto. Buona montagna!
Ciao Mauro una domanda. Sto organizzando un'uscita durante la quale vorremmo andare da Metato a Casoli e poi alla Foce di S.Rocchino. Volevo sapere quanto si impega più o meno da Casoli a S. Rocchino passando da Grotta all'onda, ed eventualmente se esisteun sentiero da Casoli a Tre Scolli alternativo alla via asfaltata. Grazie
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