CAMMINO DELLE 7 CHIESE
Le colline che circondano la città di La Spezia sono costellate da chiese cristiane. Da questo dato di fatto è nata l'idea di pianificare una escursione più o meno ad anello che ne raggiungesse almeno 7 da proporre al gruppo di "Piccoli Sentieri". Quella che ne è scaturita è una camminata indubbiamente impegnativa, ma al tempo stesso appagante, che ci ha visti girovagare per i sentieri del ponente spezzino. Di seguito il racconto della giornata. Buona lettura!
Data escursione: 13/02/2022Punto di partenza: Marola (SP)
Punto di arrivo: Le Grazie (SP).
L'escursione Su Google Earth (tutte le immagini possono essere ingrandite cliccando sulla miniatura) |
Itinirario: Tradizionalmente la gente di Marola fa derivare il nome del paese dal nome di una donna che visse in questi luoghi in tempi remoti. La donna si chiamava Laura e sembra che fosse particolarmente malvagia per cui gli fu affibbiato il soprannome di "Malaura". L'immoralità della donna unita alla corruzione dei costumi del popolo dell'epoca fecero arrabbiare non poco il buon Dio che alla fine li punì distruggendo il paese con una calamità. Il paese fu ricostruito e fu chiamato "Marola", nome che sembra effettivamente comparire in certe carte del XVIII secolo. Le fondamenta di Marola poggiano sui resti di un antico abitato risalente nientemeno che all'epoca romana. Antichi documenti riportano che già nel 1235 il Vescovo di Luni dava facoltà di riedificare la Chiesa di San Vito, a testimoniare che quindi già prima esisteva una Chiesa in questo luogo, che coincide col sito dei più antichi ritrovamenti romani dei territorio della Spezia.
A sinistra Marola fino al 1860 circa, a destra dopo la
costruzione dell'arsenale militare.
In giallo la posizione delle Chiese.
Pertanto, con opportune modifiche strutturali, l'edificio fu
trasformato in scuola elementare nel 1879. Oggi, nonostante le
trasformazioni, è possibile individuare l'abside, visibile da uno
stretto carruggio.
L'attuale Chiesa parrocchiale è stata costruita nel 1884 e al suo interno
conserva il "corpo santo" di San Vito che fu donato alla
comunità di Marola dal capitano della repubblica genovese Giovan Maria
della Torre nel 1703. In ambito cattolico il termine corpo
santo viene usato per indicare quelle salme che vennero estratte da vari
antichi cimiteri e catacombe e poi traslate come reliquie di
santi martiri in diverse località dentro e fuori Italia (da
Wikipedia).
Secondo la tradizione Vito, il santo bambino di origini siciliane, fu
martirizzato nel 303 sotto l'imperatore Diocleziano, in un località
della Lucania dove fu sepolto.
Da Google Maps. Dall'alto è ancora ben visibile l'abside della chiesa ricostruita nel 1884 poi adibita a scuola |
(Il testo in corsivo è tratto ed adattato da "Le origini di Marola:
aspetti leggendari e realtà storica" di Armando Barbuto)
Finalmente riunito il gruppo di amici davanti alla porta dell'arsenale
militare a Marola ci siamo avviati lungo la provinciale per attaccare,
sulla sinistra dopo pochi metri di cammino, la prima delle otto lunghe
scalinate che dovremo affrontare nella nostra escursione, per
addentrarci all'interno dello storico centro abitato alla ricerca
della Chiesa parrocchiale di San Vito nostra prima
meta. Sulla carta un obbiettivo facile da raggiungere, nella realtà ci
siamo ritrovati incanalati in una via con un muro invalicabile che ci
impedito di raggiungere il luogo di preghiera. Dopo qualche timido
tentativo di districarci tra i carruggi, abbiamo deciso di lasciar
perdere e di accontentarci di fotografare il campanile, visto che
davanti a noi ci aspettavano diverse ore di cammino.
Il Campanile della Chiesa di San Vito |
Marola si presenta nella tipica veste di borgo di crinale. Le case,
dipinte con i caratteristici colori della Liguria, sono disposte
lungo un asse viario principale (la Via Da Pozzo), da cui si staccano
percorsi secondari, come certe ripidissime scalinate. La più ardita,
come lo stesso nome suggerisce, è senza dubbio la scalinata
"Rompicollo", che al pari delle altre, collega la parte alta del paese
alla sottostante strada per Porto Venere. Nel lato nord, il
tracciato viario lambisce la Chiesa di San Vito, al termine del tratto
in discesa della strada pedonale su ricordata. Il fulcro del paese,
gravita attorno alla piazza P. Faggioni, già piazza Paraso, dove un
tempo sostavano le venditrici di pesce che, con le loro lucide stadere
di ottone, esponevano il pescato in capienti ceste (pane). Da questo
luogo, si diramano altri percorsi che in breve conducono, verso monte,
alle località Montale e Pianello, a valle dell'Acquasanta.
(Armando Barbuto, Op. Cit.)
Percorsa Via Da Pozzo e raggiunta Via Matana, decisa svolta a destra per
rimanere sulla strada senza farci tentare dai segnavia del CAI (sentiero
529) che ci avrebbe condotto direttamente a Campiglia. Qualche centinaio
di metri per scendere verso la piana di Acquasanta e, dopo aver aggirato
il cimitero, eccoci alla Chiesa, seconda tappa del nostro cammino.
Madonna di Acquasanta |
Come abbiamo visto in precedenza anche il Santuario Nostra Signora dell’Acquasanta risale a tempi antichissimi. La chiesa si presenta in forme semplici, ad una sola navata. Oggetto del culto è il dipinto con l’immagine della Madonna con grande manto e il Bambino che tiene in mano una rondine; tutt’intorno figure di angeli e in basso sono raffigurate Santa Chiara e Santa Agnese, probabilmente aggiunte nel quadro in epoca successiva. L’altare maggiore venne benedetto il 21 dicembre 1682. Nel giorno della festa viene portata in processione anche una pregevole statua. L’immagine è stata incoronata nel 1824, e la chiesa è stata ingrandita nel 1825.
Purtroppo al nostro passaggio la Chiesa era
completamente chiusa, per cui non abbiamo potuto far altro che continuare
il nostro cammino verso la prossima meta. Abbandonato il piazzale della
Chiesa eccoci percorrere Via Del Santuario e via Fieschi (SP 530) per un
centinaio di metri per svoltare finalmente a sinistra. E' ora di iniziare
a salire di quota. Una lunga scalinata ci condurrà dritti dritti sulla
costa di Fabiano. Saliamo chiacchierando ma con un buon passo, siamo
freschi ed allegri. Si prospetta una gran bella camminata.
Percorriamo un primo tratto di Via Lizza Nuova che abbandoniamo brevemente, giusto il tempo di affrontare gli scalini di Via Antonio
Marani, prima di riprenderla poco più avanti. Ancora un
centinaio di metri di cammino ed in prossimità di una curva a gomito, alla
nostra sinistra, l'ennesima scalinata con la quale ci misureremo dopo aver superato
un ponticello. Circa 200 metri di salita ci separano dalla terza chiesa
del nostro viaggio.
Madonna dell'Olmo e Sant'Andrea da Via Lizza Nuova |
La Chiesa di Sant'Andrea Apostolo apparteneva ai Monaci di San
Venerio al Tino, ma forse in antichità era stata una filiazione della
Pieve di Santo Stefano di Marinasco i cui Arcipreti la rivendicarono nel
XIII secolo. Anche la Chiesa della Parrocchia di Fabiano Alto è molto
antica, sono stati trovati riferimenti in un documento del 1059. L'attuale edificio però, costruito su quello preesistente, risale al 1700,
mentre ancora più "recente", si fa per dire, è la torre campanaria
costruita nel 1865. Antichi sono anche i registri parrocchiali, risalenti
al 1643. Nella Chiesa di Sant'Andrea viene ricoverata la statua della
Madonna dell'Olmo che viene portata, la seconda domenica di maggio,
in pellegrinaggio al vicino Santuario, prossima tappa dell'escursione.
L'antica torre campanaria della Chiesa di Sant'Andrea Apostolo |
Per raggiungere Madonna dell'Olmo dobbiamo ovviamente affrontare
l'ennesima scalinata.
Abbiamo percorso circa 200 metri di salita ed ecco una bella terrazza
panoramica sul Golfo dei Poeti, un'ottima occasione per scattare una bella foto.
Il Golfo dei Poeti |
Lasciato alle spalle il bucolico paesaggio continuiamo a salire sul
sentiero 525 per circa 150 metri per raggiungere finalmente Via delle
Cinque Terre (SP 370), per gli spezzini "la Panoramica". Sbuchiamo
proprio di fronte al bar-ristorante "Il Paradiso del Golfo". Proseguiamo a
destra sulla provinciale per qualche decina di metri fino ad incocciare
di nuovo i segnavia del sentiero 525 sulla sinistra che, neanche a
dirlo, è una scalinata. La salita si fa sentire con punte di pendenza
che superano il 40% (dato gps); smettiamo improvvisamente di parlare,
mentre la respirazione si fa più rumorosa e le gambe più pesanti.
Mentre saliamo mi viene da pensare a come deve essere tosta salire per
questo sentiero in processione per riportare la statua della Madonna
dell'Olmo nella sua casa, nella seconda domenica di maggio.
Il 525 poco prima di arrivare al Santuario |
Poi, finalmente, eccola spuntare maestosa!
Madonna dell'Olmo |
Gli Amici di Piccoli Sentieri |
Il culto dell'immagine della Madonna dell'Olmo è vecchio di oltre 380
anni. L'immagine della Vergine con il Bambino, dipinta su una lastra
di ardesia delle dimensioni di 63x47 cm, era anticamente posta nella
nicchia di un vecchio muro a secco ed era venerata con il titolo di
Madonna del Monte (ma anche Madonna della Costa) in quanto il dipinto
si trovava sulle pendici del Monte Santa Croce. In epoca più tarda il
titolo si modificò in Madonna dell'Olmo perché, secondo quanto testimoniato dai parroci dell'epoca, nel sagrato del tempio si trovava un grande olmo.
La sempre più forte venerazione dell'immagine da parte della
popolazione infatti, aveva spinto le autorità politiche ed
ecclesiastiche alla costruzione di un piccolo tempio per proteggere
adeguatamente l'effige della Beata Vergine Maria. Era il 1667 quando
il parroco Don Giulio Carassale benedisse il nuovo luogo di culto
cristiano.
Ma i pellegrini in adorazione della Vergine erano sempre più numerosi
per cui circa due secoli dopo si rese necessario ingrandire il piccolo
oratorio. Donazioni da parte dei nobili e dei più ricchi, lavoro
gratuito dal resto della popolazione, consentirono la realizzazione in
cinque anni del Santuario così come lo vediamo oggi. L'otto aprile
1844 il Santuario venne benedetto dal mons. Filippo Farina, abate
parroco di Santa Maria di La Spezia ed il successivo 5 maggio il
quadro prese finalmente posto sull'altare centrale dove è tuttora
esposto. (da Wikipedia)
Ora come allora troviamo il Santuario chiuso, per cui breve sosta di una
decina di minuti e si riparte in direzione di Campiglia. Ci attendono 1300
metri di salita con una variazione di quota di 220 metri e una pendenza
media del 19% (dati gps). La prendiamo con calma, il sentiero è bellissimo
e un'altra terrazza panoramica si rivelerà lungo il percorso.
La terrazza sul Golfo dei Poeti |
Mentre il sentiero continua a salire ci fermiamo per praticare un po' di
archeologia industriale. La zona è ricca di vecchie cave grandi e piccole
dal quale si ricavava una bellissima pietra arenaria grigia, che qui
chiamano "macigno di Biassa", con la quale è stato edificato l'arsenale
militare e buona parte delle fortificazioni militari che circondano la
città. Qua e la resti di attrezzature e di piccoli edifici che ospitavano
i cavatori sono ancora ben visibili. Paolo, che di mestiere fa
l'architetto, è un esperto di marmi e delle sue lavorazioni. Ne
approfittiamo per farci raccontare come avveniva un tempo l'estrazione, ma
soprattutto le tecniche messe in atto per trasportare a valle i blocchi.
E' anche un'ottima occasione per riprendere fiato prima di affrontare
l'ultimo tratto di questa impegnativa salita.
Archeologia industriale |
Archeologia industriale |
Archeologia industriale |
Ed eccoci finalmente a Casa Pilloa, una maestosa
struttura ormai ridotta ad un rudere quasi del tutto ricoperto dalla
vegetazione. Visto il precario stato in cui versa l'edificio evitiamo di
ispezionarlo. Questo antico insediamento abitativo di proprietà dei monaci
del Tino risale al 1247 ed è probabile che fosse costruita su due piani. Mentre stiamo meditando sulle fatiche che saranno costate ai costruttori di questo edificio, un rumore improvviso ci coglie di
sorpresa. E' il rumore del silenzio che in questi luoghi,
lontani dall'inquinamento acustico della città, regna sovrano.
Casa Pilloa |
Ora siamo sull'AVG, a meno di due chilometri da Campiglia che
raggiungeremo in mezz'ora di cammino, quasi del tutto in discesa.
Santa Caterina Vergine e Martire |
Ripreso infine il viaggio transitiamo velocemente da Bocca del Cavalin e
poi via in salita su una vecchia strada militare che abbandoneremo dopo
circa 600 metri di cammino. Siamo ancora sull'Alta
Via del Golfo (AVG). Ora il sentiero sale di quota deciso, ma noi affrontiamo i tornanti con buona tranquillità.
A questo punto abbiamo percorso circa 9 chilometri e
dobbiamo ancora raggiungere Fezzano e Le Grazie dove ci attendono la Chiesa
di San Giovanni Battista ed il Santuario di Nostra Signora delle Grazie.
Giunti nei pressi di un piccolo rifugio (chiuso) il sentiero comincia a
scendere. Ancora qualche centinaio di metri di cammino e, in prossimità di
un gruppo di vistose antenne per le telecomunicazioni, molliamo l'AVG per
imboccare il 529 che ci farà perdere velocemente quota.
L'innesto del sentiero 529 |
La discesa è tranquilla e tutto sommato poco impegnativa ma le gambe si sono
fatte un po' pesanti, per cui una "finestra" sull'ennesima vecchia cava
abbandonata è l'occasione giusta per riprendere fiato e continuare la nostra
lezione di archeologia industriale. Sopra le nostre teste uno spaventoso guardiano di pietra ci osserva minaccioso
Archeologia Industriale, vecchia cava abbandonata |
Il guardiano di pietra |
Continuiamo a scendere tranquilli, si chiacchiera del più e del meno con qualche buona battuta, sana generatrice di fragorose risate. Siamo scesi a 267 metri di quota quando il 529 sbuca su una carrozzabile, Via Salita al Piano. E' arrivato il momento di abbandonare il 529 e proseguire sul tratto di strada asfaltata finale di Via Salita al Piano, che per noi escursionisti coincide con l'innesto del sentiero CAI 513. Dopo aver superato alcune isolate abitazioni, la strada asfaltata termina davanti ad un cancello di ferro che ci sbarra la strada. Lo superiamo grazie ad un passaggio pedonale posto a destra del cancello stesso e ci ritroviamo nel bel mezzo di una cava attiva. Fortunatamente oggi è domenica per cui tutte le attività sono ferme ed i grossi mezzi meccanici riposano tranquilli in un'angolo.
La cinquina di Piccoli Sentieri |
E' probabile che nei giorni lavorativi il transito sia inibito ai
non addetti ai lavori. Comunque sia noi passiamo tranquilli. Percorriamo ora il
sentiero 513 che per un bel tratto è sicuramente frequentato da fuoristrada viste le
numerose tracce che troviamo sul terreno. Percorriamo circa 400 metri di
cammino quando ci troviamo di fronte al problema della giornata. Sulla carta
dove il 513 svolta deciso a destra, un sentiero non marcato dovrebbe scendere
deciso ed in circa 500 metri di cammino giungere al paese di Fezzano.
Purtroppo quello che ci troviamo di fronte ci sconsiglia di arrischiare l'avventura, per
cui decidiamo di continuare sul ben marcato 513 accettando l'ovvia conseguenza
di allungare sensibilmente il percorso. 400 metri di cammino in quota più
avanti è il momento di abbandonare il sentiero 513 per il 512 riprendendo
finalmente la discesa verso Fezzano.
La grande Croce di ferro e la statua delle Vergine Maria erette in occasione del Giubileo del 2000 ci consentono un momento di meditazione spirituale e qualche commento rammaricato. Sembra che la Croce, in origine, dovesse essere perennemente illuminata, ma a causa dell'imperante ideologia che ormai da anni permea la nostra società, è stato deciso di eliminare le luci, non fosse mai che qualcuno se ne dovesse avere a male nel vedere il simbolo della cristianità stagliarsi nel buio della notte.
Ripreso il cammino e dopo aver salutato un amico asinello che ci guarda
incuriosito, ci troviamo ad affrontare una impervia discesa che abbatte
ulteriormente le nostre residue energie.
Il paese, però, è molto antico, essendo già ricordato in un documento di
donazione del 1052 e in altri posteriori.
Fezzano diede i natali a Simonetta Cattaneo Vespucci, nobildonna nella Firenze medicea del XV secolo che fu ritratta da Botticelli.
Fezzano diede i natali a Simonetta Cattaneo Vespucci, nobildonna nella Firenze medicea del XV secolo che fu ritratta da Botticelli.
I lavori per la costruzione della Chiesa di San Giovanni Battista iniziarono nel lontano 1729 per concludersi circa dieci anni dopo,
tra il 1739 e il 1740 grazie alle spontanee donazioni e al lavoro della
popolazione.
Nell'insieme delle opere che abbelliscono la chiesa, oltre agli altari laterali in stile barocco, è il pregevole organo del genovese Filippo Piccaluga, che fu comprato per 1.800 lire genovesi dai massari della chiesa a Genova su interessamento di un abate del convento degli Olivetani delle Grazie.
Tra le altre opere sono custodite cinque dipinti del pittore Giuseppe Tori nato a Fezzano, una statua in legno dello scultore genovese Anton Maria Maragliano e una dello scultore russo Stepan Erzia. (da Wikipedia)
Nell'insieme delle opere che abbelliscono la chiesa, oltre agli altari laterali in stile barocco, è il pregevole organo del genovese Filippo Piccaluga, che fu comprato per 1.800 lire genovesi dai massari della chiesa a Genova su interessamento di un abate del convento degli Olivetani delle Grazie.
Tra le altre opere sono custodite cinque dipinti del pittore Giuseppe Tori nato a Fezzano, una statua in legno dello scultore genovese Anton Maria Maragliano e una dello scultore russo Stepan Erzia. (da Wikipedia)
Ovviamente, al nostro passaggio la Chiesa è chiusa per cui ci dobbiamo
accontentare di ammirarne solo l'imponente facciata.
San Giovanni Battista |
La pianificazione a questo punto prevedeva di ripercorrere a ritroso un tratto
del sentiero 512 fino ad intercettare il sentiero 515V, ma giudicando troppo faticosa la risalita, abbiamo deciso di procedere per un breve tratto sulla strada provinciale per poi
avventurarci su un sentiero non marcato.
Il sentiero in questione si imbocca proprio di fronte al B&B L'Onda, sale
deciso per circa 300 metri fino ad incrociare il citato 515V che ci avrebbe poi condotto sopra l'abitato di Le Grazie.
Ci troviamo davanti al sentiero, abbiamo sulle gambe 14 chilometri e quasi 800
metri di dislivello accumulati. La stanchezza prende il sopravvento.
Dopo un breve consulto decidiamo di abbandonare l'idea di salire al 515V e di
muovere verso Le Grazie sulla strada provinciale.
Purtroppo il tratto di provinciale tra Fezzano e Le Grazie è forse il più
pericoloso di tutta la "Napoleonica". La strada non ha banchina e la domenica
pomeriggio è molto trafficata. Fortunatamente riusciamo a raggiungere indenni
Punta Pezzino dove possiamo abbandonare finalmente il pericolo della
provinciale.
Da Punta Pezzino si gode una bellissima vista su una parte del Seno di Le
Grazie e sulla fortezza del Varignano, sede del COMSUBIN (Comando
Raggruppamento Subacquei ed Incursori), un antico Lazzaretto della Repubblica
di Genova e poi bagno penale del Regno di Sardegna.
La fortezza del Varignano sede del COMSUBIN |
Il Sentiero Codevalle ci porterà in breve tempo al centro del paese e di
fronte alla nostra ultima meta: il Santuario di
Nostra Signora delle Grazie. Il paese ha origini antiche, ha un piccolo
porticciolo che consente alle imbarcazioni un sicuro riparo essendo quasi del tutto riparato dal vento, ed ha un trascorso di tutto rispetto. Le Grazie, infatti, era conosciuta nel mondo del diporto nautico per i suoi
cantieri navali e per i suoi maestri d'ascia, maestranze specializzate nella
costruzione e nella riparazione di imbarcazioni e navi in legno.
Il Santuario
di Nostra Signora delle Grazie è una chiesa quattrocentesca che conserva un
bellissimo coro ligneo intagliato da Frà Paolo da Recco. Al centro dell'altare
maggiore è esposta la miracolosa immagine della Madonna dipinta da
Andrea de Aste, mentre nel vicino complesso monastico, una volta
appartenuto ai monaci Olivetani ed ora trasformato per la maggior parte in
abitazioni private, si trova l'antico Refettorio dove si possono ammirare
splendidi affreschi del pittore Nicolò Corso risalenti alla fine
del quattrocento. (testo tratto dal sito del
Parco Naturale di Portovenere)
Chi lo desidera può trovare informazioni più dettagliate sulla storia del
Santuario visitando il sito ufficiale all'indirizzo
nslegrazie.org
Santuario di Nostra Signora delle Grazie |
Santuario di Nostra Signora delle Grazie |
Principali dati dell'escursione:
Quota massima: 1.587 m
Dislivello positivo accumulato: 837 m
Distanza percorsa: 17,9 km
Tempo totale: 8h 03'
Difficoltà: E
Sentieri percorsi: nell'ordine 529 - 527 - 525 - AVG - 529 - 513 -
512 ed alcuni sentieri non marcati
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Buona montagna a tutti!
Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri,
benvenuto nel mio blog. Voglio confessarti che i tuoi commenti, positivi o negativi che siano, sono molto apprezzati. Ti invito pertanto a lasciare traccia del tuo passaggio con un commento nell'apposito spazio, qui sotto. Se pensi che questa pagina possa interessare i tuoi amici, beh allora non esitare: condividila nella tua rete social. Grazie! |
1 commento:
Bravissimo Mauro, bellissima esposizione. Complimenti.
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