Piccoli Sentieri

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martedì 22 febbraio 2022

Cammino delle 7 Chiese

CAMMINO DELLE 7 CHIESE

Le colline che circondano la città di La Spezia sono costellate da chiese cristiane. Da questo dato di fatto è nata l'idea di pianificare una escursione più o meno ad anello che ne raggiungesse almeno 7 da proporre al gruppo di "Piccoli Sentieri". Quella che ne è scaturita è una camminata indubbiamente impegnativa, ma al tempo stesso appagante, che ci ha visti girovagare per i sentieri del ponente spezzino. Di seguito il racconto della giornata. Buona lettura!

Data escursione: 13/02/2022
Punto di partenza: Marola (SP)
Punto di arrivo: Le Grazie (SP).


Tracciato Cammino delle 7 Chiese
Tracciato dell'escursione

Grafico delle quote e delle velocità

L'escursione Su Google Earth

(tutte le immagini possono essere ingrandite cliccando sulla miniatura)

Itinirario
: Tradizionalmente la gente di Marola fa derivare il nome del paese dal nome di una donna che visse in questi luoghi in tempi remoti. La donna si chiamava Laura e sembra che fosse particolarmente malvagia per cui gli fu affibbiato il soprannome di "Malaura". L'immoralità della donna unita alla corruzione dei costumi del popolo dell'epoca fecero arrabbiare non poco il buon Dio che alla fine li punì distruggendo il paese con una calamità. Il paese fu ricostruito e fu chiamato "Marola", nome che sembra effettivamente comparire in certe carte del XVIII secolo. Le fondamenta di Marola poggiano sui resti di un antico abitato risalente nientemeno che all'epoca romana. Antichi documenti riportano che già nel 1235 il Vescovo di Luni dava facoltà di riedificare la Chiesa di San Vito, a testimoniare che quindi già prima esisteva una Chiesa in questo luogo, che coincide col sito dei più antichi ritrovamenti romani dei territorio della Spezia.
Purtroppo l'antichissima Chiesa parrocchiale fu completamente demolita negli anni 70 del XIX secolo quando iniziarono i lavori di sterro per realizzare le darsene e i bacini del Regio Arsenale, progettato dal maggiore del Genio Domenico Chiodo. Tutta l'area compresa tra il borgo di San Vito e le porte della città, si trasformò in un gigantesco cantiere. I colossali lavori di quegli anni, mutarono per sempre la fisionomia dei luoghi. Tutti i corsi d'acqua che attraversavano la pianura, imbrigliati dentro alvei artificiali, mutarono il loro corso e lo stesso profilo della linea di costa subì profondi mutamenti a causa degli interramenti necessari per la costruzione di moli e banchine. Numerosi edifici, sia civili sia religiosi, che sorgevano lungo la strada che dalla città giungeva al convento di San Francesco a Fabiano, furono demoliti. Sparirono gli orti e le strade e i numerosi mulini, che erano azionati dai tanti corsi d'acqua. Marola fu privata del suo naturale sbocco al mare e mutilata dell'adiacente borgo di San Vito. Assieme alle case e ai campi coltivati, sparì, come detto, l'antichissima chiesa parrocchiale la quale fu ricostruita nel 1865 dal Comune di La Spezia, ma gli abitanti, in aperto contrasto con il Comune, ne contestarono fortemente la costruzione che non fu mai officiata a culto. 




A sinistra Marola fino al 1860 circa, a destra dopo la costruzione dell'arsenale militare. 
In giallo la posizione delle Chiese.


Pertanto, con opportune modifiche strutturali, l'edificio fu trasformato in scuola elementare nel 1879. Oggi, nonostante le trasformazioni, è possibile individuare l'abside, visibile da uno stretto carruggio. 

L'attuale Chiesa parrocchiale è stata costruita nel 1884 e al suo interno conserva il "corpo santo"  di San Vito che fu donato alla comunità di Marola dal capitano della repubblica genovese Giovan Maria  della Torre nel 1703. In ambito cattolico il termine corpo santo viene usato per indicare quelle salme che vennero estratte da vari antichi cimiteri e catacombe e poi traslate come reliquie di santi martiri in diverse località dentro e fuori Italia (da Wikipedia). Secondo la tradizione Vito, il santo bambino di origini siciliane, fu martirizzato nel 303 sotto l'imperatore Diocleziano, in un località della Lucania dove fu sepolto.

Da Google Maps. Dall'alto è ancora ben visibile l'abside della chiesa ricostruita nel 1884 poi adibita a scuola


(Il testo in corsivo è tratto ed adattato da "Le origini di Marola: aspetti leggendari e realtà storica" di Armando Barbuto)

Finalmente riunito il gruppo di amici davanti alla porta dell'arsenale militare a Marola ci siamo avviati lungo la provinciale per attaccare, sulla sinistra dopo pochi metri di cammino, la prima delle otto lunghe scalinate che dovremo affrontare nella nostra escursione, per addentrarci all'interno dello storico centro abitato alla ricerca della Chiesa parrocchiale di San Vito nostra prima meta. Sulla carta un obbiettivo facile da raggiungere, nella realtà ci siamo ritrovati incanalati in una via con un muro invalicabile che ci impedito di raggiungere il luogo di preghiera. Dopo qualche timido tentativo di districarci tra i carruggi, abbiamo deciso di lasciar perdere e di accontentarci di fotografare il campanile, visto che davanti a noi ci aspettavano diverse ore di cammino.


Il Campanile della Chiesa di San Vito
Marola si presenta nella tipica veste di borgo di crinale. Le case, dipinte con i caratteristici colori della Liguria, sono disposte lungo un asse viario principale (la Via Da Pozzo), da cui si staccano percorsi secondari, come certe ripidissime scalinate. La più ardita, come lo stesso nome suggerisce, è senza dubbio la scalinata "Rompicollo", che al pari delle altre, collega la parte alta del paese alla sottostante strada per Porto Venere. Nel lato nord, il tracciato viario lambisce la Chiesa di San Vito, al termine del tratto in discesa della strada pedonale su ricordata. Il fulcro del paese, gravita attorno alla piazza P. Faggioni, già piazza Paraso, dove un tempo sostavano le venditrici di pesce che, con le loro lucide stadere di ottone, esponevano il pescato in capienti ceste (pane). Da questo luogo, si diramano altri percorsi che in breve conducono, verso monte, alle località Montale e Pianello, a valle dell'Acquasanta.
(Armando Barbuto, Op. Cit.)

Percorsa Via Da Pozzo e raggiunta Via Matana, decisa svolta a destra per rimanere sulla strada senza farci tentare dai segnavia del CAI (sentiero 529) che ci avrebbe condotto direttamente a Campiglia. Qualche centinaio di metri per scendere verso la piana di Acquasanta e, dopo aver aggirato il cimitero, eccoci alla Chiesa, seconda tappa del nostro cammino.

Madonna di Acquasanta
Madonna di Acquasanta

Come abbiamo visto in precedenza anche il Santuario Nostra Signora dell’Acquasanta risale a tempi antichissimi. La chiesa si presenta in forme semplici, ad una sola navata. Oggetto del culto è il dipinto con l’immagine della Madonna con grande manto e il Bambino che tiene in mano una rondine; tutt’intorno figure di angeli e in basso sono raffigurate Santa Chiara e Santa Agnese, probabilmente aggiunte nel quadro in epoca successiva. L’altare maggiore venne benedetto il 21 dicembre 1682. Nel giorno della festa viene portata in processione anche una pregevole statua. L’immagine è stata incoronata nel 1824, e la chiesa è stata ingrandita nel 1825. 
Purtroppo al nostro passaggio la Chiesa era completamente chiusa, per cui non abbiamo potuto far altro che continuare il nostro cammino verso la prossima meta. Abbandonato il piazzale della Chiesa eccoci percorrere Via Del Santuario e via Fieschi (SP 530) per un centinaio di metri per svoltare finalmente a sinistra. E' ora di iniziare a salire di quota. Una lunga scalinata ci condurrà dritti dritti sulla costa di Fabiano. Saliamo chiacchierando ma con un buon passo, siamo freschi ed allegri. Si prospetta una gran bella camminata.
Percorriamo un primo tratto di Via Lizza Nuova che abbandoniamo brevemente, giusto il tempo di affrontare gli scalini di Via Antonio Marani, prima di riprenderla poco più avanti. Ancora un centinaio di metri di cammino ed in prossimità di una curva a gomito, alla nostra sinistra, l'ennesima scalinata con la quale ci misureremo dopo aver superato un ponticello. Circa 200 metri di salita ci separano dalla terza chiesa del nostro viaggio. 

Madonna dell'Olmo e Sant'Andrea da Via Lizza Nuova

La Chiesa di Sant'Andrea Apostolo apparteneva ai Monaci di San Venerio al Tino, ma forse in antichità era stata una filiazione della Pieve di Santo Stefano di Marinasco i cui Arcipreti la rivendicarono nel XIII secolo. Anche la Chiesa della Parrocchia di Fabiano Alto è molto antica, sono stati trovati riferimenti in un documento del 1059. L'attuale edificio però, costruito su quello preesistente, risale al 1700, mentre ancora più "recente", si fa per dire, è la torre campanaria costruita nel 1865. Antichi sono anche i registri parrocchiali, risalenti al 1643. Nella Chiesa di Sant'Andrea viene ricoverata la statua della Madonna dell'Olmo che viene portata, la seconda domenica di maggio, in pellegrinaggio al vicino Santuario, prossima tappa dell'escursione.







L'antica torre campanaria della Chiesa di Sant'Andrea Apostolo
L'antica torre campanaria della Chiesa di Sant'Andrea Apostolo

Per raggiungere Madonna dell'Olmo dobbiamo ovviamente affrontare l'ennesima scalinata.
Abbiamo percorso circa 200 metri di salita ed ecco una bella terrazza panoramica sul Golfo dei Poeti, un'ottima occasione per scattare una bella foto.

Il Golfo dei Poeti

Lasciato alle spalle il bucolico paesaggio continuiamo a salire sul sentiero 525 per circa 150 metri per raggiungere finalmente Via delle Cinque Terre (SP 370), per gli spezzini "la Panoramica". Sbuchiamo proprio di fronte al bar-ristorante "Il Paradiso del Golfo". Proseguiamo a destra sulla provinciale per qualche decina di metri fino ad incocciare di nuovo i segnavia del sentiero 525 sulla sinistra che, neanche a dirlo, è una scalinata. La salita si fa sentire con punte di pendenza che superano il 40% (dato gps); smettiamo improvvisamente di parlare, mentre la respirazione si fa più rumorosa e le gambe più pesanti.
Mentre saliamo mi viene da pensare a come deve essere tosta salire per questo sentiero in processione per riportare la statua della Madonna dell'Olmo nella sua casa, nella seconda domenica di maggio.

Il 525 poco prima di arrivare al Santuario
Il 525 poco prima di arrivare al Santuario


Poi, finalmente, eccola spuntare maestosa!

Madonna dell'Olmo
Madonna dell'Olmo

Gli Amici di Piccoli Sentieri


Personalmente non è la prima volta che visito la Chiesa. L'ultima è stata il 6 gennaio '22 in occasione della mia escursione "Il sacro il profano e antiche nobiltà". 

Il culto dell'immagine della Madonna dell'Olmo è vecchio di oltre 380 anni. L'immagine della Vergine con il Bambino, dipinta su una lastra di ardesia delle dimensioni di 63x47 cm, era anticamente posta nella nicchia di un vecchio muro a secco ed era venerata con il titolo di Madonna del Monte (ma anche Madonna della Costa) in quanto il dipinto si trovava sulle pendici del Monte Santa Croce. In epoca più tarda il titolo si modificò in Madonna dell'Olmo perché, secondo quanto testimoniato dai parroci dell'epoca, nel sagrato del tempio si trovava un grande olmo.
La sempre più forte venerazione dell'immagine da parte della popolazione infatti, aveva spinto le autorità politiche ed ecclesiastiche alla costruzione di un piccolo tempio per proteggere adeguatamente l'effige della Beata Vergine Maria. Era il 1667 quando il parroco Don Giulio Carassale benedisse il nuovo luogo di culto cristiano.
Ma i pellegrini in adorazione della Vergine erano sempre più numerosi per cui circa due secoli dopo si rese necessario ingrandire il piccolo oratorio. Donazioni da parte dei nobili e dei più ricchi, lavoro gratuito dal resto della popolazione, consentirono la realizzazione in cinque anni del Santuario così come lo vediamo oggi. L'otto aprile 1844 il Santuario venne benedetto dal mons. Filippo Farina, abate parroco di Santa Maria di La Spezia ed il successivo 5 maggio il quadro prese finalmente posto sull'altare centrale dove è tuttora esposto. 
(da Wikipedia)

Ora come allora troviamo il Santuario chiuso, per cui breve sosta di una decina di minuti e si riparte in direzione di Campiglia. Ci attendono 1300 metri di salita con una variazione di quota di 220 metri e una pendenza media del 19% (dati gps). La prendiamo con calma, il sentiero è bellissimo e un'altra terrazza panoramica si rivelerà lungo il percorso.


Golfo dei Poeti
La terrazza sul Golfo dei Poeti

Mentre il sentiero continua a salire ci fermiamo per praticare un po' di archeologia industriale. La zona è ricca di vecchie cave grandi e piccole dal quale si ricavava una bellissima pietra arenaria grigia, che qui chiamano "macigno di Biassa", con la quale è stato edificato l'arsenale militare e buona parte delle fortificazioni militari che circondano la città. Qua e la resti di attrezzature e di piccoli edifici che ospitavano i cavatori sono ancora ben visibili. Paolo, che di mestiere fa l'architetto, è un esperto di marmi e delle sue lavorazioni. Ne approfittiamo per farci raccontare come avveniva un tempo l'estrazione, ma soprattutto le tecniche messe in atto per trasportare a valle i blocchi. E' anche un'ottima occasione per riprendere fiato prima di affrontare l'ultimo tratto di questa impegnativa salita.

Archeologia industriale

Archeologia industriale

Archeologia industriale

Ripreso il cammino veniamo superati di gran carriera da una giovane coppia che in un attimo scompare alla nostra vista. Li ritroveremo pochi minuti dopo: ci stanno aspettando perché hanno bisogno di informazioni. Vogliono sapere quale sentiero devono percorrere per raggiungere Biassa. Sono stranieri, ma fortunatamente per loro parlano abbastanza bene l'italiano, per cui gli forniamo qualche indicazione rabberciata che sembra rassicurarli e un attimo dopo sono di nuovo spariti. Non li vedremo più, chissà se sono riusciti a raggiungere la loro meta. Rimango comunque sempre meravigliato come ci sia gente che si avventura per i boschi senza neanche il supporto di uno straccio di carta o di uno strumento elettronico di conforto.

Ed eccoci finalmente a Casa Pilloa, una maestosa struttura ormai ridotta ad un rudere quasi del tutto ricoperto dalla vegetazione. Visto il precario stato in cui versa l'edificio evitiamo di ispezionarlo. Questo antico insediamento abitativo di proprietà dei monaci del Tino risale al 1247 ed è probabile che fosse costruita su due piani. Mentre stiamo meditando sulle fatiche che saranno costate ai costruttori di questo edificio, un rumore improvviso ci coglie di sorpresa. E' il rumore del silenzio che in questi luoghi, lontani dall'inquinamento acustico della città, regna sovrano.

Casa Pilloa
Casa Pilloa


Casa Pilloa

Siamo ormai a meno di 300 metri dalla fine della salita. Ci attende un bel tratto pianeggiante che ci consentirà di raggiungere Sella Gesuela in meno di 15 minuti. Apparentemente il tratto più faticoso dell'escursione lo abbiamo superato. Ho fatto male i conti e ce ne accorgeremo più avanti.
Ora siamo sull'AVG, a meno di due chilometri da Campiglia che raggiungeremo in mezz'ora di cammino, quasi del tutto in discesa.


Il territorio di Campiglia è attraversato da numerosi sentieri che lo collegano ai nuclei abitativi del Persico e del Navone, nel territorio di Tramonti; altro importante sentiero che attraversa il borgo è il sentiero nr 1 (AV5T, Alta Via delle Cinque Terre) che collega Portovenere a Levanto. Il toponimo di origine latina (Campilia), il cui significato è “terre di proprietà comune destinate a coltivi”, rende probabile l'eventualità che Campiglia sia stato un insediamento preromano. Centro nevralgico del borgo è l'antica chiesa di  Santa Caterina Vergine e Martire, patrona del paese. le prime notizie storiche relative alla sua edificazione risalgono al 1326. Rispetto alla costruzione originale, la struttura della chiesa è stata fatta oggetto, nel tempo, di numerosi rimaneggiamenti; il suo impianto attuale risale all'incirca al XVIII secolo; al suo interno è conservato il quadro di origine seicentesca, attribuito al Carpenino, che riproduce l’Annunciazione con Santa Caterina attorniata da San Giovanni Battista e da San Martino e un'immagine, in rilievo di pietra, proveniente dalla prima cappella edificata in onore della Santa.

Santa Caterina Vergine e Martire
Santa Caterina Vergine e Martire


Si è fatta l'ora di una buona sosta ristoratrice prima di riprendere il cammino e il Piccolo Blu ci accoglie con una ghiacciata bottiglia di birra rigeneratrice e una deliziosa fetta di crostata ai fichi. Niente di meglio per rendere ancor più piacevole una già bella giornata.
Ripreso infine il viaggio transitiamo velocemente da Bocca del Cavalin e poi via in salita su una vecchia strada militare che abbandoneremo dopo circa 600 metri di cammino. Siamo ancora sull'Alta Via del Golfo (AVG). Ora il sentiero sale di quota deciso, ma noi affrontiamo i tornanti con buona tranquillità. 
A questo punto abbiamo percorso circa 9 chilometri e dobbiamo ancora raggiungere Fezzano e Le Grazie dove ci attendono la Chiesa di San Giovanni Battista ed il Santuario di Nostra Signora delle Grazie. Giunti nei pressi di un piccolo rifugio (chiuso) il sentiero comincia a scendere. Ancora qualche centinaio di metri di cammino e, in prossimità di un gruppo di vistose antenne per le telecomunicazioni, molliamo l'AVG per imboccare il 529 che ci farà perdere velocemente quota.


L'innesto del sentiero 529
L'innesto del sentiero 529

La discesa è tranquilla e tutto sommato poco impegnativa ma le gambe si sono fatte un po' pesanti, per cui una "finestra" sull'ennesima vecchia cava abbandonata è l'occasione giusta per riprendere fiato e continuare la nostra lezione di archeologia industriale. Sopra le nostre teste uno spaventoso guardiano di pietra ci osserva minaccioso

Archeologia Industriale, vecchia cava abbandonata


Il guardiano di pietra

Continuiamo a scendere tranquilli, si chiacchiera del più e del meno con qualche buona battuta, sana generatrice di fragorose risate. Siamo scesi a 267 metri di quota quando il 529 sbuca su una carrozzabile, Via Salita al Piano. E' arrivato il momento di abbandonare il 529 e proseguire sul tratto di strada asfaltata finale di Via Salita al Piano, che per noi escursionisti coincide con l'innesto del sentiero CAI 513. Dopo aver superato alcune isolate abitazioni, la strada asfaltata termina davanti ad un cancello di ferro che ci sbarra la strada. Lo superiamo grazie ad un passaggio pedonale posto a destra del cancello stesso e ci ritroviamo nel bel mezzo di una cava attiva. Fortunatamente oggi è domenica per cui tutte le attività sono ferme ed i grossi mezzi meccanici riposano tranquilli in un'angolo. 



La cinquina di Piccoli Sentieri


E' probabile che nei giorni lavorativi il transito sia inibito ai non addetti ai lavori. Comunque sia noi passiamo tranquilli. Percorriamo ora il sentiero 513 che per un bel tratto è sicuramente frequentato da fuoristrada viste le numerose tracce che troviamo sul terreno. Percorriamo circa 400 metri di cammino quando ci troviamo di fronte al problema della giornata. Sulla carta dove il 513 svolta deciso a destra, un sentiero non marcato dovrebbe scendere deciso ed in circa  500 metri di cammino giungere al paese di Fezzano. Purtroppo quello che ci troviamo di fronte ci sconsiglia di arrischiare l'avventura,  per cui decidiamo di continuare sul ben marcato 513 accettando l'ovvia conseguenza di allungare sensibilmente il percorso. 400 metri di cammino in quota più avanti è il momento di abbandonare il sentiero 513 per il 512 riprendendo finalmente la discesa verso Fezzano. 


La grande Croce di ferro e la statua delle Vergine Maria erette in occasione del Giubileo del 2000 ci consentono un momento di meditazione spirituale e qualche commento rammaricato. Sembra che la Croce, in origine, dovesse essere perennemente illuminata, ma a causa dell'imperante ideologia che ormai da anni permea la nostra società, è stato deciso di eliminare le luci, non fosse mai che qualcuno se ne dovesse avere a male nel vedere il simbolo della cristianità stagliarsi nel buio della notte.

Ripreso il cammino e dopo aver salutato un amico asinello che ci guarda incuriosito, ci troviamo ad affrontare una impervia discesa che abbatte ulteriormente le nostre residue energie.

Fezzano un tempo era parte integrante della Parrocchia di Marola, dalla quale fu staccato costituendo Parrocchia a sé nel 1740. Divenne poi Comune autonomo sotto l'Impero Francese nel 1805.
Il paese, però, è molto antico, essendo già ricordato in un documento di donazione del 1052 e in altri posteriori. 

Fezzano diede i natali a Simonetta Cattaneo Vespucci, nobildonna nella Firenze medicea del XV secolo che fu ritratta da Botticelli.

I lavori per la costruzione della Chiesa di San Giovanni Battista iniziarono nel lontano 1729 per concludersi circa dieci anni dopo, tra il 1739 e il 1740 grazie alle spontanee donazioni e al lavoro della popolazione.

Nell'insieme delle opere che abbelliscono la chiesa, oltre agli altari laterali in stile barocco, è il pregevole organo del genovese Filippo Piccaluga, che fu comprato per 1.800 lire genovesi dai massari della chiesa a Genova su interessamento di un abate del convento degli Olivetani delle Grazie.

Tra le altre opere sono custodite cinque dipinti del pittore Giuseppe Tori nato a Fezzano, una statua in legno dello scultore genovese Anton Maria Maragliano e una dello scultore russo Stepan Erzia. (da Wikipedia)

Ovviamente, al nostro passaggio la Chiesa è chiusa per cui ci dobbiamo accontentare di ammirarne solo l'imponente facciata.

San Giovanni Battista
San Giovanni Battista
La pianificazione a questo punto prevedeva di ripercorrere a ritroso un tratto del sentiero 512 fino ad intercettare il sentiero 515V, ma giudicando troppo faticosa la risalita, abbiamo deciso di procedere per un breve tratto sulla strada provinciale per poi avventurarci su un sentiero non marcato.
Il sentiero in questione si imbocca proprio di fronte al B&B L'Onda, sale deciso per circa 300 metri fino ad incrociare il citato 515V che ci avrebbe poi condotto sopra l'abitato di Le Grazie. 
Ci troviamo davanti al sentiero, abbiamo sulle gambe 14 chilometri e quasi 800 metri di dislivello accumulati. La stanchezza prende il sopravvento.
Dopo un breve consulto decidiamo di abbandonare l'idea di salire al 515V e di muovere verso Le Grazie sulla strada provinciale.

Purtroppo il tratto di provinciale tra Fezzano e Le Grazie è forse il più pericoloso di tutta la "Napoleonica". La strada non ha banchina e la domenica pomeriggio è molto trafficata. Fortunatamente riusciamo a raggiungere indenni Punta Pezzino dove possiamo abbandonare finalmente il pericolo della provinciale.
Da Punta Pezzino si gode una bellissima vista su una parte del Seno di Le Grazie e sulla fortezza del Varignano, sede del COMSUBIN (Comando Raggruppamento Subacquei ed Incursori), un antico Lazzaretto della Repubblica di Genova e poi bagno penale del Regno di Sardegna.

Fortezza del Varignano
La fortezza del Varignano sede del COMSUBIN

Il Sentiero Codevalle ci porterà in breve tempo al centro del paese e di fronte alla nostra ultima meta: il Santuario di Nostra Signora delle Grazie. Il paese ha origini antiche, ha un piccolo porticciolo che consente alle imbarcazioni un sicuro riparo essendo quasi del tutto riparato dal vento, ed ha un trascorso di tutto rispetto. Le Grazie, infatti, era conosciuta nel mondo del diporto nautico per i suoi cantieri navali e per i suoi maestri d'ascia, maestranze specializzate nella costruzione e nella riparazione di imbarcazioni e navi in legno. 
Il Santuario di Nostra Signora delle Grazie è una chiesa quattrocentesca che conserva un bellissimo coro ligneo intagliato da Frà Paolo da Recco. Al centro dell'altare maggiore è esposta la miracolosa immagine della Madonna dipinta da Andrea de Aste, mentre nel vicino complesso monastico, una volta appartenuto ai monaci Olivetani ed ora trasformato per la maggior parte in abitazioni private, si trova l'antico Refettorio dove si possono ammirare splendidi affreschi del pittore Nicolò Corso risalenti alla fine del quattrocento. (testo tratto dal sito del Parco Naturale di Portovenere)

Chi lo desidera può trovare informazioni più dettagliate sulla storia del Santuario visitando il sito ufficiale all'indirizzo nslegrazie.org

Santuario di Nostra Signora delle Grazie
Santuario di Nostra Signora delle Grazie

Santuario di Nostra Signora delle Grazie
Santuario di Nostra Signora delle Grazie


Principali dati dell'escursione:
Quota massima: 1.587 m
Dislivello positivo accumulato: 837 m
Distanza percorsa: 17,9 km
Tempo totale: 8h 03'
Difficoltà: E
Sentieri percorsi: nell'ordine 529 - 527 - 525 - AVG - 529 - 513 - 512 ed alcuni sentieri non marcati
Scarica la traccia

Escursione che appaga sia la sete di cammino sia la voglia di conoscenza, anche se per avere una cognizione più ampia ed approfondita della centenaria storia di questi luoghi occorrerebbe maggior tempo e, soprattutto, di qualcuno in grado di raccontarla. Escursione impegnativa dal punto di vista fisico, non particolarmente invece dal punto di vista tecnico. Sicuramente troppo lunga e con troppo dislivello per il nostro grado di allenamento.
Buona montagna a tutti!
Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri, benvenuto nel mio blog.
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1 commento:

Unknown ha detto...

Bravissimo Mauro, bellissima esposizione. Complimenti.

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