Valle Lagorara, Alta Val di Vara, Appennino Ligure
Migliaia di anni fa in quella che oggi prende il nome di Valle Lagorara, l'uomo primitivo iniziava l'avventura "tecnologica" con la costruzione dei primi rudimentali utensili di pietra. Un'avventura che lo porterà un poco alla volta, anno dopo anno, a sviluppare quelle capacità che lo porteranno a sfruttare in modo intensivo tutte le risorse naturali della Terra, unico essere vivente terrestre in grado di farlo.
Da località Santa Maria (Comune di Maissana - SP) al sito archeologico |
(tutte le immagini possono essere ingrandite cliccando sulla
miniatura)
Il forte aumento della popolazione che si ebbe nel bacino del Mediterraneo fra 9.000 e 7.000 anni fa con l'introduzione di un'economia basata su allevamento ed agricoltura, comportò una forte richiesta di utensili, sia come quantità sia come numero e nuove tipologie. Fu così che l'uomo, procedendo per tentativi e piccole modifiche, arrivò a selezionare selci taglienti che impiegò per realizzare armi per la caccia e strumenti di uso comune utilizzati in agricoltura, le cui "lame", mano a mano che si usuravano, potevano essere facilmente sostituite. Infatti fino alla diffusione del bronzo (1.700 a.C.) per cacciare, per lavorare il legno, l'osso e per tutte quelle attività che richiedevano un utensile duro e tagliente venivano usate pietre opportunamente scelte e lavorate.
Per produrre utensili egli utilizzava in prevalenza rocce silicee (selce,
diaspro, quarzite, ossidiana, ecc.). Tali rocce sono molto dure, ma con un
lavoro di scheggiatura si possono trasformare in strumenti dai bordi molto
taglienti.
L'uomo preistorico aveva conoscenze molto approfondite delle risorse
disponibili nell'ambiente che lo circondava, in particolar modo della
pietra, ed una così alta richiesta di materiale siliceo di buona qualità lo
costrinsero ad organizzare delle vere e proprie aree di estrazione nei punti
di affioramento della materia prima.
In Valle Lagorara è presente un tipo di diaspro, altrove assai poco
frequente, di colore rosso-bruno o marrone rossiccio, molto ricco di silice,
ferro e manganese, che risulta notevolmente duro, anche se fragile e quindi
facilmente scheggiabile. E' l'affioramento di diaspro del
Monte Scogliera che emerge ancora oggi per oltre 200 metri. E'
costituito da una sequenza di migliaia di livelli stratificati, sedimentatisi
gli uni sugli altri.
E per ricavare quello che gli serviva gli uomini primitivi elaborarono una
tecnica dove la pazienza e la tenacia furono sicuramente i primi requisiti di
cui si dotarono.
Affioramenti di diaspro |
Il Diaspro è una varietà opaca di Quarzo |
Il diaspro deriva dalla deposizione di silice direttamente da acque in rocce argillose o sabbiose |
L'area archeologica della Valle Lagorara
Il rinvenimento dell'area archeologica della Valle Lagorara, di eccezionale
importanza nel panorama europeo per dimensioni e stato di conservazione
ma soprattutto perché è l'unica cava di diaspro finora nota in Europa, ha dato
il via ad una campagna di scavi condotte a partire dal 1988 fino al 1995 dalla
Soprintendenza Archeologica della Liguria; grazie agli scavi
il personale del Museo Archeologico di Chiavari, guidato dal Dr.
Roberto Maggi, ha fatto piena luce sulle tecniche e
sull'organizzazione che l'uomo primitivo aveva adottato migliaia di anni fa
nella Valle per l'estrazione del prezioso silice.
Infatti in mezzo all'ingente quantità di residui di lavorazione del diaspro,
sono stati rinvenuti anche gli strumenti utilizzati per l'estrazione del
silice. Chiamati dagli studiosi "percussori", erano pietre utilizzate
per la martellatura della roccia silicea. Queste rocce, molto pesanti e tenaci
(gabbri, dioriti e doleriti), venivano impugnate direttamente con la mano in
maniera da rendere più precisa ed efficace l'opera di percussione.
L'antico sito di estrazione del diaspro |
Sono ancora ben visibili i residui della lavorazione |
L'estrazione del diaspro avveniva tramite l'uso di "percussori" |
Le tecniche di estrazione prevedevano la demolizione della parte esposta dello
strato di silice per tutta il suo spessore, quindi si procedeva con successivi
allargamenti, approfondendo lo scavo verso l'interno. Si venivano così a
formare nicchie emisferiche larghe alcuni metri. Le schegge di diaspro
estratte in questo modo dalla parete, subivano poi un'ulteriore lavorazione in
altre aree della cava, dove come in una vera e propria "officina litica" si provvedeva a realizzare bifacciali di forma ogivale dal quale
successivamente si ricavavano le le classiche punte di freccia (anche se
durante gli scavi sono stati rinvenuti sporadici resti di utensili quali
grattatoi, raschiatoi, perforatori, ecc).
Il deposito archeologico di Valle Lagorara ha restituito un'enorme quantità di
manufatti in diaspro, costituiti per la maggior parte da residui di cavatura,
da schegge di lavorazione e da bifacciali che, presentando errori di
lavorazione o difetti della materia prima erano stati abbandonati in corso di
produzione
Immagini tratte dalle brochure disponibili sul sito del Comune di Maissana |
La campagna di scavi ha individuato anche due zone, denominate "riparo Est" e "riparo Sud" dove il diaspro veniva lavorato al riparo delle
intemperie. Ma oltre a scheggiare il diaspro, i cavatori preistorici svolgevano
anche altre attività. Probabilmente veniva preparato il cibo, come indica il
ritrovamento di un frammento di macina in arenaria, forse utilizzata per la
molitura dei cereali, che potevano essere conservati, come anche altri alimenti,
in recipienti di terracotta di cui sono stati rinvenuti alcuni frammenti. Nel
tempo libero si divertivano anche a realizzare manufatti lavorati dalla
steatite, una roccia verdastra e saponosa al tatto molto tenera, duttile e di
facile lavorazione - adatta a confezionare oggetti di ornamento quali perle,
perline e pendagli, i monili che andavano di modo all'epoca, ritrovati in grande
quantità nell'area dei due ripari (per lo più oggetti rotti durante la
lavorazione a causa della cattiva qualità della materia prima o per errore di
fabbricazione).
Tutte le informazioni sopra riportate sono tratte dalle brochure di
approfondimento realizzate dal Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia,
Geografia (DAFIST) dell’Università degli Studi di Genova, pubblicate sul
sito del
Comune di Maissana.
L'antica miniera a cielo aperto di diaspro, il cui periodo di sfruttamento è stato attivo tra il 3500 a.C. e il 2000 a.C. è raggiungibile salendo dall'abitato di Santa Maria (comune di Maissana). Al termine della strada asfaltata è sufficiente percorrere circa 1,5 km di una comoda mulattiera per raggiungere l'area archeologica.
Davanti alle migliaia di schegge di diaspro che ancora oggi ricoprono il
terreno della Valle del Lagorara, non è difficile immaginare un gruppo di
uomini vestiti di pelli che lavora alacremente con strumenti rudimentali per
ricavare delle scaglie di pietra affilata. Fermandosi ad osservare i
poderosi resti dell'antica opera di escavazione, sembra quasi di sentire il
ritmico percuotere di decine di sassi contro la parete rocciosa.
Buona montagna a tutti!
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La Valle Lagorara
La Valle Lagorara è una vallata, solcata dall'omonimo torrente, nel comune di Maissana (SP) nell'alta Val di Vara; il sito archeologico scoperto nel 1988 è situato tra il torrente stesso ed il versante occidentale del Monte Scogliera, ad una quota di circa 750 m s.l.m..L'antica miniera a cielo aperto di diaspro, il cui periodo di sfruttamento è stato attivo tra il 3500 a.C. e il 2000 a.C. è raggiungibile salendo dall'abitato di Santa Maria (comune di Maissana). Al termine della strada asfaltata è sufficiente percorrere circa 1,5 km di una comoda mulattiera per raggiungere l'area archeologica.
La frazione di Santa Maria si raggiunge:
- dal casello autostradale di Sestri Levante (autostrada A12 Genova-Livorno) quindi strada per Casarza Ligure e statale 523 della Val Petronio.
- dal casello di Brugnato (autostrada A12 Genova-Livorno) quindi statale 526 per San Pietro Vara.
Così come non è altrettanto difficile realizzare che la capacità di
sviluppare "tecnologie" e di sfruttare quello che la natura ci mette a
disposizione è una parte innata dell'essere umano.
Peccato che una scoperta così suggestiva e ricca di significati sia stata
completamente abbandonata all'incuria e al degrado. Non un cartello, non un
paletto che possa far capire ai visitatori la bellezza e l'importanza di un
luogo dove i nostri antichi antenati hanno iniziato a costruire quello che
siamo oggi. Ma, purtroppo, questo è!
Buona montagna a tutti!
Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri,
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1 commento:
Il connubio storia e natura è l'equilibrio perfetto. Buon Cammino Ardito.
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