Piccoli Sentieri

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lunedì 25 settembre 2017

Quella volta sul Pizzo Scalino

Complice il maltempo, gli impegni di lavoro e qualche piccolo acciacco fisico, ho "bruciato" il mese di settembre senza riuscire ad infilare gli scarponi, una vera frustrazione. Mi son dovuto affidare ai ricordi e alle foto che conservo gelosamente, per rivivere le emozioni di vecchie camminate, come quella che vi ho raccontato in "Ricordi di una fantastica escursione nella Valmalenco" e come quella che vado a raccontarvi in questo post. Torno ancora nella Valmalenco, ma questa volta per affrontare la salita sul Pizzo Scalino, a quota 3212 metri sul livello del mare, ma soprattutto, si tratta di affrontare la salita del Ghiacciaio dello Scalino, per me una vera e propria prima.




Il Pizzo Scalino

Un anno dopo il mio primo cammino in Valmalenco eccoci di nuovo sui prati degli alpeggi di Campagneda, luogo fantastico dove la natura, il verde ed il silenzio regnano sovrani. L'avvicinamento al Pizzo è iniziato la mattina presto, la giornata è calda ed il cielo sereno. Ci attende una bella giornata di faticose salite in uno scenario naturale incontaminato.

Capre al pascolo sugli alpeggi Campagneda
Capre al pascolo sugli alpeggi Campagneda
Zangola ad acqua: si prepara il burro
Zangola ad acqua: si prepara il burro
Una bellissima baita 
Sullo sfondo le baite dell'Alpe di Prabello
Sullo sfondo le baite dell'Alpe di Prabello
Sullo sfondo le baite dell'Alpe di Prabello
Sullo sfondo le baite dell'Alpe di Prabello
Rifugio Ca' Runcasch
Rifugio Ca' Runcasch
Il programma giornaliero prevedeva una breve sosta al rifugio Ca' Runcasch, quindi su a salire verso il Cornetto e poi in successione Ghiacciaio dello Scalino e salita in vetta a 3212 metri.
Purtroppo il rifugio lo trovammo chiuso, per cui attaccammo decisi il sentiero che ci avrebbe portato ai 2840 metri della sella che congiunge il Cornetto dal Pizzo Scalino.

Il maestoso Pizzo Scalino, a sinistra il Cornetto
Il maestoso Pizzo Scalino, a sinistra il Cornetto
La salita sul cornetto la ricordo tutto sommato facile, il sentiero si inerpica erto ma non presenta particolari difficoltà tecniche se non il forte dislivello da superare ed il terreno un po' viscido. Questo contribuì ad attenuare un poco la solita ansia che si impadronisce di me quando si tratta di salire una montagna che non conosco, ansia che, soprattutto quella volta, era amplificata dall'incognita "ghiacciaio" sul quale non mi ero mai avventurato prima.

La parete ovest del Pizzo Scalino
La parete ovest del Pizzo Scalino
Il versante Ovest della catena montuosa che culmina a Nord con il Pizzo Scalino
Il versante Ovest della catena montuosa che culmina a Nord con il Pizzo Scalino
La vetta del Disgrazia si affaccia tra le nuvole
Ad Ovest la vetta del Disgrazia si affaccia tra le nuvole
Vista sulle Alpi Retiche Occidentali
Vista sulle Alpi Retiche Occidentali
Giunti sulla sella ci concedemmo una sosta per ricaricare le batterie e poi finalmente indossammo i ramponi. Il mio compagno di traccia Salvatore, sempre lui, intanto proseguiva con la sua opera di "tranquillizzazione". Tranquillo, continuava a dirmi, vedrai che la salita sul ghiacciaio sarà faticosa ma non difficilissima. E poi, una volta superato il ghiacciaio avremo ancora 100 metri di quota da salire e saremo in vetta; e dopo il ghiacciaio arrivare in vetta sarà più facile perché non troveremo neve, diceva.

In sosta prima di affrontare il ghiacciaio
In sosta prima di affrontare il ghiacciaio
Calzati i ramponi, legata la corda e agguantate le piccozze iniziammo l'avvicinamento al ghiacciaio.
In effetti trovammo una neve soffice nel quale si sprofondava fin poco sopra le caviglie, niente ghiaccio scivoloso, sembrava abbastanza facile.

Ci avviciniamo al ghiacciaio
Ci avviciniamo al ghiacciaio
Ci avviciniamo al ghiacciaio

Qualche distacco di neve dallo Scalino
Qualche distacco di neve dallo Scalino
Qualcuno scende dalla "nostra" via
Osservare un gruppo di tre scalatori scendere dalla via che avremmo utilizzato per salire, ma anche una certa inconsapevolezza sui rischi e sui pericoli, mi fecero valutare la salita relativamente semplice. Inoltre la parete di neve, apparentemente, non sembrava neanche troppo verticale, anzi appariva abbastanza appoggiata, regalandomi un vago senso di fiducia.
Questa falsa sensazione mi accompagnò per tutta la salita tanto che, malgrado la faticosa ascensione, ci ritrovammo alla fine del ghiacciaio senza aver incontrato alcun tipo di problema.

Si sale quasi in verticale
In effetti i problemi sorsero dopo aver superato il ghiacciaio. Infatti, l'ultimo tratto di salita, quello che doveva portarci in vetta e che doveva essere sgombro di neve vista la stagione, era agosto, si rivelò tutt'altro che semplice. La vetta era coperta di neve e ghiaccio e non potendo togliere i ramponi ci ritrovammo a superare alcuni passaggi abbastanza esposti. Comunque sia, giungemmo finalmente in vetta ai 3212 metri del Pizzo Scalino.

Sulla vetta del Pizzo Scalino
Sulla vetta del Pizzo Scalino
La Croce di vetta del Pizzo Scalino
La Croce di vetta del Pizzo Scalino
Purtroppo la sosta in vetta fu necessariamente breve, a causa delle nuvole che all'improvviso avevano sostituito i raggi del sole, per cui decidemmo di riprendere subito il cammino di rientro. Fu solo quando ci ritrovammo ad affrontare la discesa del ghiacciaio che mi resi conto della verticalità della parete. Fortunatamente, così come durante la salita, la presenza di abbondante neve rese la lunga discesa quasi una passeggiata.


Giungemmo finalmente all'Alpe Prabello dove ci attendevano gli amici Gildo e Sandro, la piota e la polenta taragna: niente di meglio che la compagnia di amici e dell'ottimo cibo per recuperare le forze perdute e chiudere in bellezza una faticosa ed entusiasmante giornata in montagna.

Gli amici Gildo e Sandro
Gli amici Gildo e Sandro
Gli amici Gildo e Sandro
Gli amici Gildo e Sandro
La piota
La piota...
La piota
...e la polenta taragna
La baita di Gildo e Sandro
La baita di Gildo e Sandro
La baita di Gildo e Sandro
La baita di Gildo e Sandro
L'Alpe Prabello è un luogo incantato. Un gruppo di bellissime baite, una splendida chiesetta, il rifugio Cristina sono gli elementi principali di questo bucolico quadro. Il rifugio Cristina venne costruito nel 1922 da Ersilio Bricalli, di Caspoggio, che lo intitolò alla moglie. La chiesetta fu invece costruita nel 1919 dal parroco di Caspoggio, don Giovanni Gatti, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Posizionata in posizione leggermente rialzata, è dedicata a Maria SS Regina della Pace.

L'Alpe Prabello
L'Alpe Prabello

La chiesetta dedicata a Maria SS Regina della Pace.  Tutto il materiale per costruirla venne trasportato a spalla da Caspoggio.
La chiesetta dedicata a Maria SS Regina della Pace.
Tutto il materiale per costruirla venne trasportato a spalla da Caspoggio.

Il rifugio Cristina
Il rifugio Cristina costruito nel 1922 da Ersilio Bricalli e dedicato alla moglie


Zangola ad acqua nei pressi del rifugio Cristina





Poi, con il sole ormai al tramonto che colorava di rosso il Pizzo Scalino, salutammo gli amici e scendemmo verso valle. Si chiudeva così una giornata da incorniciare.

Gildo, Sandro e la loro baita
Gildo, Sandro e la loro baita
Buona montagna a tutti!

Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri.
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