Piccoli Sentieri

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martedì 5 settembre 2017

Via Vandelli, la via verso il mare

Secondo il FASI (Funding Aid Strategies Investments) nel 2015 la sola Unione Europea ha scambiato merci con Paesi extra UE per un valore di oltre 1.777 miliardi di Euro, pari al 51% del commercio europeo totale, confermando, qualora ce ne fosse bisogno, che il mare è la più grande ed importante via di comunicazione impiegata dagli uomini per gli scambi commerciali. La forte attrazione che l'uomo ha sempre provato per il mare, lo ha spesso portato a ricorrere anche alla violenza delle armi pur di assicurarsi un comodo accesso all'immenso liquido blu. Fortunatamente invece, Francesco III d'EsteDuca di Modena e Reggio, non ebbe alcun bisogno di utilizzare la violenza, ma gli fu sufficiente commissionare ad un abile e geniale progettista la costruzione di una incredibile via terrestre che avrebbe unito il ducato con il Mar Tirreno: la Via Vandelli.





William Robert Shepherd - The Historical Atlas by William R. Shepherd, 1926 Northern Italy, 1796 (for the campaigns of 1796-1805)
William Robert Shepherd - The Historical Atlas by William R. Shepherd, 1926
Northern Italy, 1796 (for the campaigns of 1796-1805)
Era uno Stato, quello del ducato di Modena e Reggio, con una sua capitale, Modena. Era uno Stato senza alcun sbocco sul mare, senza porti, senza navi, ma governato da un Duca estremamente operoso ed intraprendente. Infatti Francesco III, Duca di Modena e Reggio dal 1737 al 1780, fu un grande rinnovatore, fautore di grandiose opere edili, ma anche grande sostenitore della cultura. Durante il suo ducato fu redatto il Codice Estense e prese il via la prima Accademia Militare, studiata anche da Napoleone. L'acume politico del Duca lo portò anche ad allacciare una fitta rete di rapporti e di scambi commerciali con altri Stati, consentendo ai prodotti modenesi, sopratutto manifatturieri, di raggiungere l'Europa dando al ducato una certa prosperità economica. Fu lo stesso acume che fece comprendere al Duca i benefici offerti da un porto sicuro posto all'interno dei propri confini statali e alla possibilità di allargare e sviluppare gli orizzonti commerciali del ducato; per ottenere tali benefici egli non si fece scrupoli nel combinare il matrimonio di suo figlio Ercole con Maria Teresa Cybo-Malaspina la quale portò in dote il ducato di Massa e Carrara e quindi il tanto sospirato sbocco sul mar Tirreno.

Ed è a questo punto che inizia la storia della Via Vandelli. Trovato finalmente lo sbocco a mare ora era necessario collegarlo con Modena. Esisteva, è vero, un'antica via risalente all'epoca romana che collegava il ducato con Lucca, la Via Bibulca, ma questa non versava certo in buone condizioni; e poi il Duca Francesco III voleva realizzare un'opera che fosse all'avanguardia, innovativa, insomma che mostrasse agli Stati confinanti la potenza e la prosperità del suo ducato. Individuò pertanto nell'Abate Domenico Vandelli l'uomo che avrebbe realizzato i suoi desideri.

La Via Vandelli ripresa dalla Finestra Vandelli
La Via Vandelli ripresa dalla Finestra Vandelli
Domenico Vandelli non era un uomo qualunque. Classe 1691, Domenico Vandelli era un uomo dalla cultura vastissima. Scienziato, matematico, cartografo e accademico, si occupò anche di architettura, storia, letteratura, scienze naturali, archeologia e molto altro ancora.
Sulla Via Vandelli
Sulla Via Vandelli
Fosso Tambura
Fosso Tambura
L'incarico che gli era stato affidato dal Duca non era tra i più semplici: si trattava di mettere in comunicazione Modena con Massa attraverso l'Appennino e le Alpi Apuane e lo doveva fare secondo dettami ben precisi. La strada ducale infatti, oltre che scopi commerciali avrebbe avuto anche scopi militari per cui doveva essere facilmente percorribile da carriaggi pesanti, doveva richiedere pochissima manutenzione e, soprattutto, non doveva in alcun modo attraversare i territori dello Stato Pontificio, della Repubblica di Lucca e del Granducato di Toscana. Per superare tutti questi ostacoli Vandelli dovette spremere a fondo la sua intelligenza alla ricerca di una soluzione pratica per risolvere tutti i problemi legati alla costruzione della nuova strada ducale commissionata dal Duca in persona. La soluzione, geniale, la trovò introducendo le Isoipsae Vandellis, ovvero le linee di livello (oggi conosciute anche come curve di livello); le linee di livello, unendo graficamente tutti i punti di uguale quota, rivoluzionarono per sempre il concetto di rappresentazione cartografica offrendo un metodo matematico dove l'orografia del terreno non veniva più raffigurata con una tridimensionalità artistica, come avveniva a quei tempi, ma con precisi calcoli trigonometrici che riducevano enormemente gli errori e consentivano di ottenere una visione estremamente fedele al reale andamento orografico del terreno. Grazie a questa tecnica innovativa lo scienziato poté mappare l'intero percorso, individuando matematicamente quel tracciato che gli consentiva di calcolare le pendenze affinché fossero progressive e limitate, al fine di consentire alle carrozze e ai pesanti carri da trasporto di superare un ambiente montano ed impervio. Una geniale intuizione che è rimasta praticamente inalterata ed utilizzata nelle carte dei giorni nostri.

Via Vandelli, sullo sfondo al centro Casa del Fondo
Via Vandelli, sullo sfondo al centro Casa del Fondo
Sulla Via Vandelli. A centro foto la ripida Lizza Magnani
Sulla Via Vandelli. A centro foto la ripida Lizza Magnani
I lavori di costruzione della strada iniziarono nel 1738 e furono ultimati nel 1751, anche se negli anni successivi il tracciato fu arricchito da tutte quelle strutture necessarie alla sosta dei viandanti, ai presidi dei militi addetti alla riscossione dei pedaggi, alle edicole, ostelli e piazzole per lo scarico ed il carico delle merci, una delle quali, ubicata nel tratto massese del percorso, è conosciuta ancora oggi con il nome di Finestra Vandelli.

Il Monte Tambura
dalla Finestra
Vandelli
Il tratto più critico dell'intera strada ducale era rappresentato dal Monte Tambura, dove il tracciato raggiunge la quota massima di 1634 metri sul livello del mare. Questo tratto è ancora oggi incredibilmente in ottime condizioni e consente di salire agevolmente fino al Passo della Tambura, a dimostrazione della validità delle soluzioni ingegneristiche adottate da Vandelli.

La Via Vandelli (sentiero CAI nr. 35) è un'escursione senza alcuna difficoltà tecnica che partendo dal paese di Resceto (MS), 500 metri s.l.m., sale per poco più di 7 km fino al Passo della Tambura a 1622 metri s.l.m.; sulla via, a poca distanza dal passo, si affacciano la Finestra Vandelli e il Rifugio Nello Conti (chiuso alla data di pubblicazione di questo post).

Rifugio Nello Conti
Rifugio Nello Conti
Camminare su questo storico ed antico percorso consente di verificare con i propri occhi con quale perfezione sono state realizzate le massicciate con pietra a secco, le soluzioni ingegneristiche adottate per superare i numerosi ostacoli, quanta fatica e quali rischi devono aver corso quegli antichi lavoratori, ed infine quanto il genio dell'uomo possa volare alto quando deve affrontare problemi solo all'apparenza insormontabili. Camminare sul tracciato della Via Vandelli è veramente un emozionante cammino a ritroso nel tempo.

Buona montagna a tutti!


Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri.
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