Piccoli Sentieri

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sabato 9 settembre 2017

Incontri alieni

Talvolta facendo un po' di attenzione mentre si cammina ci si può imbattere in strani esseri, forse provenienti da mondi alieni. Questo ho pensato quando ho visto la Mantide religiosa semi nascosta tra l'erba alta, un formidabile predatore dotato di terribili armi. E che dire poi del "misterioso" bruco incontrato lungo un sentiero: apparentemente un individuo da non molestare, minaccioso, con colori così sgargianti che sembrano dire "statemi alla larga, sono molto pericoloso".

avrete sentito parlare della caratteristica più terribile della femmina della Mantide religiosa, un insetto molto comune e diffuso nei nostri territori, ovvero della cattiva abitudine di mangiarsi, letteralmente, il maschio dopo aver consumato l'atto amoroso, talvolta iniziando a sbocconcellarlo dalla testa addirittura durante il rapporto sessuale, così che quest'ultimo trascorra i suoi ultimi istanti di vita concludendo l'accoppiamento grazie alle sole convulsioni nervose. 
La Mantis religiosa, nome scientifico dell'insetto, ha un aspetto fisico particolare. Corpo slanciato di colore verde o marrone brillante, zampe anteriori potentemente armate e una testa triangolare che ha senz'altro ispirato gli sceneggiatori dei film americani: sospettosamente somiglianti alla Mantide religiosa sono infatti le sembianze degli esseri alieni proposti dalla cinematografia fantascientifica.


Strano nome il suo, derivato dal greco "Mantis" che significa "indovino, preghiera"; gli è stato affibbiato dagli entomologi in virtù delle zampe anteriori, tenute dall'insetto in una posizione che richiama il gesto umano della preghiera. Ma non fatevi ingannare, la mantide religiosa è un insetto crudele e particolarmente vorace, capace di nutrirsi di mosche, vespe, cavallette, api, grilli, ma anche di rettili, anfibi e, secondo studi recenti, anche di piccoli uccelli, oltre che naturalmente del proprio maschio.


Ferma immobile su uno stelo d'erba, la mantide attende paziente la sua vittima, pronta ad afferrarla con un rapido movimento delle sue formidabili zampe anteriori munite di pinze ed affilati uncini, che si chiudono a scatto trattenendo la preda fino a che non viene completamente divorata. Un vero terrore della natura che nelle femmine può raggiungere una lunghezza massima di circa 75 millimetri, contro gli appena 50 millimetri dei maschi.

Particolare delle zampe anteriori della Mantide Religiosa
Particolare delle zampe anteriori della Mantide Religiosa
Se ti avvicini ti osserva, girando la testa, curiosa e se provi a spaventarla reagisce allargando le zampe anteriori, cercando così di sembrare più grande di quello che è nella realtà e cercando di confonderti con le due macchie nere presenti sul lato interno delle zampe, che replicano l'aspetto di due grandi occhi. E' la strategia messa in atto dalla Mantide religiosa per difendersi dai predatori che aspirano a mangiarsela.



Più minaccioso alla vista il terrificante e misterioso bruco. Lungo una decina di centimetri, tozzo nell'aspetto, si presenta cosparso di numerosi "ceppi" di peli che sembrano quasi degli aculei, i quali ricordano vagamente le mine da contatto utilizzate nella seconda Guerra mondiale per affondare le navi. Come spesso succede in natura però, i colori sgargianti servono solo a mascherare la reale natura dell'animale in questione, che essendo totalmente inoffensivo, si difende dai predatori promettendo un'atroce morte da avvelenamento.

Bruco della Saturnia pyri
Bruco della Saturnia pyri

E' il bruco della Saturnia del pero, nome scientifico Saturnia pyri, la più grande falena d'Italia.  La Saturnia del pero è un animale vorace, che si nutre di foglie di pero ma anche di melo, frassino e olmo. Inizialmente di colore verde, diventa via via di colore giallognolo per diventare marrone quando il precursore della seta le riempie tutto il corpo, come nel caso del bruco che ho fotografato, segno che il bruco ha smesso di mangiare ed è in cerca di un luogo adatto dove filare il bozzolo nella quale avvolgersi per trasformarsi successivamente in crisalide.

Bruco di Saturnia del pero
Bruco di Saturnia del pero 
pronto a trasformarsi in crisalide
Pavonia del pero o Saturnia del pero,  la più grande farfalla italiana
Pavonia del pero o Saturnia del pero, 
la più grande farfalla italiana
Di Didier Descouens - Opera propria, CC BY-SA 4.0
Nascosto dentro il bozzolo ben attaccato all'albero, la crisalide può trascorrere uno o due inverni prima di trasformarsi in farfalla, per la precisione prima di trasformarsi nella più grande farfalla italiana. Di colore marrone, con una apertura alare che può raggiungere i 17 centimetri, la Pavonia maggiore sfoggia grandi occhi di pavone che, ovviamente, servono a confondere i predatori.

L'assenza dell'apparato boccale impedisce alla farfalla di nutrirsi, per cui la sua fine è segnata. Quel poco tempo che gli rimane da vivere, lo consuma tutto nella ricerca spasmodica di un maschio con cui accoppiarsi. Ondate di feromoni sessuali vengono rilasciate dalle femmine e captate anche a due chilometri di distanza dalle due antenne pettiformi di cui sono dotati i maschi. Giusto il tempo di accoppiarsi e deporre le uova sfruttando le ultime riserve di energia accumulate durante la vita da bruco, e la Pavonia del pero, come una evanescente piuma, si abbandona per sempre al suo triste destino.



Ciao sono Mauro Moscatelli di Piccoli Sentieri.
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